Le donne iraniane si stanno ribellando e stanno facendo bene al suon di “Donna, vita e libertà”. Dopo l’uccisione di Mahsa Amini da parte della “polizia morale” per aver indossato male il velo, sono tante le manifestazioni che si stanno svolgendo per combattere l’arcaicità della concezione, ancora ben radicata in alcuni paesi, che la donna sia un bene di proprietà dell’uomo e non possa mostrarsi in pubblico. E no, non siamo nel medioevo, siamo quasi alla fine del 2022 e ci troviamo nuovamente di fronte a donne che vengono torturate perché hanno lasciato intravedere una ciocca di capelli. UNA CIOCCA DI CAPELLI.
Ciocca di capelli che sta diventando il simbolo di questa protesta. Sono tante le donne ma anche gli uomini, famosi e non, che stanno aderendo a questa iniziativa simbolo di un mondo che vuole fare qualcosa ma che, senza l’aiuto delle istituzioni, poco può fare. Una rivoluzione rosa, come è stata definita ultimamente, che tra le fila annovera non pochi uomini che sanno che l’emancipazione femminile nel loro paese simboleggia libertà anche per loro. Perché effettivamente qui non stiamo parlando dell’ennesima manifestazione per il #Metoo. Qui stiamo parlando di una manifestazione che tocca gli aspetti più profondi di una società che non conosce cosa sia la parola “libertà”.
Mahsa Amini è una ragazza di 22 anni entrata in coma dopo l’arresto e le torture subite dalla polizia morale, la polizia dell’hijab di Teheran. È morta per la gravità delle ferite riportate. La sua colpa? Camminare per le strade di Teheran con una ciocca di capelli fuori dal suo hijab. L’hijab islamico è obbligatorio dal 1980, anno di inizio della pressione legale sulla vita delle donne iraniane.
E qui, appunto, non si parla solo di “emancipazione femminile”. Qui si parla di libertà di espressione e di libertà di protestare contro quei regimi autoritari che vietano l’esprimere se stessi. La donna è oppressa ma molto spesso lo è anche l’uomo. Non pensiamo che tutti gli uomini vogliano che la propria donna sia considerata un oggetto di proprietà. Per tanti uomini, l’oppressione della donna si ripercuote sull’intera società. Come dice il filosofo sloveno Slavoj Zizek “Zan, Zendegi, Azadi” ossia “Donna, vita, libertà!”.
Ed ora in Iran, da almeno dieci giorni, qualcosa si sta muovendo. La rivoluzione pare essere arrivata all’urlo di “Zhen, Zhian, Azadi”. Sono tante le donne arrestate e morte in questi scontri. Ufficialmente 41 ma ufficiosamente molte di più. E l’assassinio di Mahsa Amini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la lingua di fuoco che ha provocato l’incendio, l’ingiustizia nell’ingiustizia in un paese dove esiste ancora la “polizia morale”, nata nel 2005 per volontà della parte più autoritaria e chiusa del regime iraniano. È una protesta soprattutto contro questa istituzione. Si marcia per le strade urlando “combattiamo, moriamo, ci riprendiamo il nostro Iran’, ‘morte a Khamenei, morte alla dittatura’, attaccando i commissariati di polizia che però non esitano a sparare provocando altri morti. Come Hadith Najafi, considerata un altro simbolo di questa rivolta. Hadith è stata colpita al volto da 20 proiettili.
La polizia morale è lo strumento di controllo delle donne ed è stata istituita per mantenere il paese “senza peccato”. Secondo la visione più arcaica del governo iraniano, le donne che non indossano l’hijab islamico sono causa di cataclismi naturali come terremoti e siccità ma anche povertà ed inflazione. Queste donne, ma che potere hanno oh? Fossi in loro le terrei buone…
Ad ogni modo, questo modus vivendi ha portato ad una svalutazione del lavoro femminile in quanto le donne hanno avuto e continuano ad avere sempre meno opportunità di entrare nel mondo del lavoro rispetto ai loro padri, mariti e fratelli. E siamo nel 2022. Siamo nel secolo in cui, secondo l’immaginario collettivo, avremmo visto le macchine volare ed avremmo fatto le vacanze nello spazio ed invece siamo ancora qui a protestare per uno dei diritti fondamentali dell’uomo: la libertà. Ma come diceva il presidente Sandro Pertini:
Sii sempre, in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo.
Uomo o donna che sia, l’essere umano deve essere libero. Deve poter esprimere i propri sentimenti, le proprie opinioni, i propri giudizi. La donna deve poter uscire con i capelli al vento senza la paura di essere arrestata o torturata. La vita umana vale una ciocca di capelli? O meglio, la libertà umana vale una ciocca di capelli?