Big Tech vs Netflix, c’è chi continua ad emettere carbonio e chi punta all’eco-friendly

Come fa Netflix ad inquinare? O meglio, come fa internet ad impattare sul riscaldamento globale? Beh, mica è così difficile da intuire? I data center, dentro ai quali migrano tutti i dati globali, assorbono l’1% della domanda di energia che si traduce in emissioni. Basti pensare che un solo server produce da 1 a 5 tonnellate di CO2 annui. Vi sembra poco? Quasi il 20% dell’energia utilizzata da un cloud viene usata per il suo raffreddamento. Ecco perché quasi tutte le società che gestiscono dati cercano luoghi con basse temperature come per esempio l’Islanda.  Ma le aziende sanno veramente che impatto hanno i loro dati sull’ambiente? Nel bilancio di sostenibilità questo dato dovrebbe essere esposto ma big tech come Google, Amazon e Microsoft si astengono dall’indicarlo nonostante esistano norme di riferimento quali la ISO14064-1 e la ISO14067. Queste normative, non obbligatorie, certificano obiettivamente quanto carbonio emette un’azienda.  E sono importanti visto che molti enti scelgono il fornitore per la gestione dei propri dati basandosi proprio sul possesso della certificazione ISO.

Netflix

Big Tech, quali società inquinano di più?

Sembrerà quasi scontato ma a quanto pare la Big Tech che inquina di più è Amazon, seguita da Samsung ed Apple. Tra le multinazionali del web, Google ha la maglia nera, seguita da Microsoft ed il social network Facebook. Queste multinazionali hanno più volte promesso di ridurre le emissioni ma a quanto pare si è trattato di promesse da marinaio. Ma poi, perché ridurre le emissioni di carbonio quando si può investire nel fotovoltaico e si possono piantare alberi? Beh, giustamente, se Maometto non va alla montagna…

Netflix

Quindi alberi a volontà per Microsoft ed Amazon, piantati rispettivamente in Madagascar e Brasile. Però almeno Microsoft è coerente. Ha dischiarato, infatti, che non sarà green nemmeno nel futuro prossimo ma che forse arriverà alla neutralità nel 2030. Cosa vuol dire? Che nel 2030 emetterà sempre tonnellate di CO2 ma queste saranno compensate con l’acquisto di certificati che attestino il suo essere green. Che poi, se ci pensiamo, queste multinazionali fatturano miliardi ma non investono nella realizzazione di fonti alternative. Il pane a chi non ha i denti, insomma!

Netflix, a piccoli passi verso l’eco-friendly

E poi c’è Netflix che invece mira all’emissione zero entro la fine del 2022. Notevole! Ma come pensa di riuscirci? Secondo le linee guida della Science-Based Targets Initiative le emissioni dirette ed indirette saranno ridotte del 45% entro il 2030. Questo per limitare il surriscaldamento globale di 1,5°C. Entro la fine del 2022 saranno realizzati investimenti che mireranno allo zero netto. Quali sono questi investimenti? Beh, non pensate a cose strane! Semplicemente si mira al ripristino delle praterie, al riequilibrio dei terreni fertili che consentono la cattura del carbonio.  Relativamente a tale progetto, Emma Stewart, la Netflix Sustainability Officer, dice:

Ho lavorato come scienziata in Paesi come Kenya, Brasile e Messico, studiando gli ecosistemi che la natura mette a disposizione del nostro pianeta rendendo possibile la vita. Oggi ho la fortuna di poter combinare il mio amore per la scienza e per lo storytelling a Netflix, dove il nostro obiettivo è intrattenere il mondo. Come dice lo stesso David Attenborough, ‘Dobbiamo collaborare con la natura, non ostacolarla’. Emissioni zero + natura è il nostro primo tentativo in questa direzione, che mette la natura al centro del nostro impegno: ci consente di decarbonizzare l’economia, mentre ci impegniamo nel ripristino di questi sistemi di sostegno alla vita.

Tale strategia soddisfa totalmente i criteri di cui sopra ed è stata approvata da oltre 60 professionisti del settore.

Netflix

Quindi, a conti fatti, Netflix sarà l’antesignano dell’emissione zero. La società del “volere è potere” e chi più di Netflix può sapere quanto inquinano i server se nel 2020, durante la pandemia da Covid 19, è stata una delle app più scaricate ed utilizzate per guardare i film? Speriamo solo che non sia “una su un milione” come cantava Alex Britti ma che apra le porte ad una tecnologia che può anche fare a meno di inquinare un ecosistema che già fa fatica a riprendersi!