Top Universities, la classifica secondo QS World University Rankings
La fine dell’anno è sempre stata tempo di bilanci. Voi, giustamente, vi starete chiedendo “ma quale fine dell’anno che siamo a giugno?”. Ovviamente quello scolastico! L’anno scolastico è finito (o sta per finire) e, per chi quest’anno ha la maturità, è tempo di scegliere l’università da frequentare. “Dove devo iscrivermi?”, “Che facoltà devo frequentare?”, “Cosa voglio fare da grande?”, “Voglio frequentarla qui in Italia o all’estero?”. Ecco, appunto. L’estero.
Sui social, specie su tik tok, ormai c’è il boom di ragazzi che hanno deciso di frequentare interamente l’università all’estero o di trascorrere solamente un anno studiando fuori. Ma ne vale davvero la pena? Quali sono le top universities al mondo? Ed in Italia? Beh, scopriamolo assieme.
Cosa troverai in questo articolo:
Top universities, quali sono?
La classifica è stata stilata dal QS WORLD University Rankings, una delle più note classifiche universitarie al mondo che, ogni anno, vanta di essere consultata da decine di milioni di studenti. E’ una classifica che si basa sulle opinioni di 151.000 docenti e ricercatori e più di 99.000 manager e direttori delle risorse umane.
Il QS World University Rankings ha stilato anche per il 2023 la classifica delle migliori università al mondo e, ahinoi, l’Italia pare non brillare di eccellenze accademiche. Nelle prime 300 ci sono solamente 4 atenei italiani mentre nessuno rientra tra i primi 100. A livello mondiale, la migliore università si conferma il Mit ossia l’Istituto di Tecnologia del Massachussets che per undici anni di fila ha occupato il primo posto e sembra proprio non volerlo mollare. Al secondo posto Cambridge. Terzo Stanford. La famosissima Oxford occupa solamente il 4 posto (“solamente” si fa per dire!). Tra le italiane troviamo al 139° posto il Politecnico di Milano, al 167° posto l’Alma Mater Studiorum di Bologna, al 171° posto la Sapienza di Roma e solo al 243° posto l’Università di Padova.
Ma come si calcola il punteggio ?
Ovviamente ci sono indicatori oggettivi per stabilire quali sono le top universities come, ad esempio, la capacità dell’università di avere collaborazioni a livello internazionale. Oppure la reputazione che si è costruita in itinere. Anche la capacità di far si che un datore di lavoro scelga un dipendente in base all’università che ha frequentato. Ad esempio, il Politecnico di Torino è la seconda università più apprezzata dai datori di lavoro internazionali. L’indicatore che premia maggiormente l’Italia è l’”Academic Reputation”. Questo è un indicatore che si basa sull’opinione di 150mila accademici, docenti e ricercatori italiani. Grazie a questo, tre atenei italiani rientrano nelle top 100 e sono: l’Alma Mater Studiorum di Bologna che si trova al 73° posto, la Sapienza di Roma piazzata al 74° ed il Politecnico di Milano al 96° posto. L’indicatore che invece non fa eccellere le nostre università è la capacità didattica. Questo, non perché, non ci siano classi docenti adeguate ma perché le classi sono mediamente super affollate.
Ma l’occupazione degli studenti dopo la laurea quanto vale in termini di indicatore? Sono solamente tre le università che rientrano tra le prime 500 e sono praticamente sempre le stesse. L’Alma Mater, La Sapienza ed il Politecnico di Milano! L’Italia però è al top per quanto riguarda la ricerca, specie quella prodotta con collaboratori transfrontalieri (quasi il 46% della produzione totale!). Il nostro Paese è al sesto posto per numero di citazioni!
È davvero così utile frequentare un’università importante? A conti fatti, cosa cambia? Tutto, o forse niente, chissà. È tutta una valutazione soggettiva. Non si può essere certi che frequentando il MIT si possa diventare un illustre ingegnere di fama mondiale perché è possibile che, illustre ingegnere di fama mondiale, lo si possa invece diventare invece frequentando l’Università di Canicattì! Il futuro è nelle nostre mani e non nelle mani delle università che decidiamo di frequentare. Se valiamo, valiamo sempre, a prescindere da tutto.