“Lavoro per lo Stato!”. Quante volte abbiamo pronunciato o abbiamo sentito altri pronunciare questa frase? Tante, forse troppe! Ma finalmente il giorno di “liberazione fiscale”, meglio conosciuto come il “Tax Freedom Day” è arrivato! Oggi, martedì 7 giugno, gli italiani finalmente smetteranno di lavorare per versare le tasse ed i contributi previdenziali allo Stato ed intascheranno tutti i loro ricavi. Tramite un semplice calcolo matematico teorico, è possibile stabilire quanto il peso fiscale gravi sulle tasche dei cittadini.
Il puro calcolo teorico è stato svolto dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha suddiviso la stima del PIL annuo nazionale per i 365 giorni dell’anno. Così facendo ha ottenuto un valore medio giornaliero. Prima di estrapolare il dato definitivo, ha considerato tutte le variabili che, in un modo o nell’altro, impattano sul gettito fiscale.
Quali sono queste variabili? Beh, prima di tutto i contributi previdenziali. Ma anche le imposte e tutte le tasse che i percettori di reddito dovranno versare nel corso dell’anno. Rispetto all’anno scorso, quest’anno, il giorno di liberazione fiscale giungerà ben 24 ore prima! Questo perchè? Semplicemente perchè rispetto al 2021, il peso fiscale è diminuito di 0,4 punti percentuali sia grazie ad una crescita stimata del 2,5% sia grazie alla riduzione delle imposte e dei contributi del governo Draghi.
Si, è vero. Queste riduzioni sembrano sempre minime però rispetto al 2021, abbiamo avuto una riforma dell’Irpef con 6,8 miliardi in meno di gettito. I lavoratori dipendenti con un reddito mensile inferiore ad euro 2.692 hanno avuto un esonero contributivo di 0,8 punti percentuali. Le persone fisiche sono state esonerate all’Irap. L’unica cosa un pochino paradossale è che quest’anno, il Tax Freedom Day sia capitato proprio a giugno, mese full per tutti gli adempimenti fiscali. Sono ben 141 le scadenza e di questi 122 sono pagamenti. Si inizia con l’IMU, da versare il 16.
Il termine è stato coniato nel 1948 da Dallas Hostetler, uomo d’affari della Florida ed ha aperto le strade allo studio di tutte quelle che possono essere le tendenze del mondo fiscale. Basti pensare al periodo storico in cui è stato introdotto questo termine. Ci troviamo nel 1948, l’indomani dei conflitti mondiali.
Negli USA il governo federale di Washington dà il via all’introduzione di nuove tasse e di tributi molto più elevati per contribuire, non solo alla ricostruzione dell’Europa ma anche a mantenere in linea i conti pubblici statunitensi del dopoguerra. Nel 1968 Hostetler decide di cedere i diritti alla Tax Foundation che tuttora gestisce lo sviluppo delle nuove applicazioni del Tax Freedom Day.
Nonostante sia un indice largamente diffuso, non è condiviso da tutti. In primis perché non vengono considerate le spese sostenute dai governi delle quali beneficiano anche i contribuenti che pagano le tasse. Ma poi, tutte le agevolazioni, detrazioni, i crediti di imposta come impattano sul Tax Freedom Day? Inoltre, non tutti considerano il Pil pro-capite per le loro elaborazioni. Le modalità diverse di calcolo portano ad uni slittamento della giornata che quindi rende questo indice poco affidabile.
In Italia il giorno di liberazione fiscale più precoce è stato raggiunto nel 2005, anno in cui la pressione fiscale raggiunse il 39%. Quell’anno, infatti, il Tax Freedom Day fu raggiunto il 23 maggio, dopo solo 142 giorni lavorativi. Il 2021 invece è stato l’anno in cui la pressione fiscale ha raggiunto il 43,5% ed il TFD è arrivato solamente l’8 giugno. La motivazione è semplice. Nel 2020 il Pil nazionale era crollato di oltre 9 punti percentuali, per poi risalire l’anno dopo del 6,5%. L’anno scorso l’Italia, si era collocata al sesto posto per pressione fiscale tra tutti i Paesi dell’Unione Europea. Record storico!
Grazie a tutte le principali misure approvate nel 2021 dal premier Draghi, nel 2022 lo Stato incasserà circa 40 miliardi in più tra imposte e contributi rispetto al 2021. Su questo punto la Cgia afferma:
Segnaliamo che una parte di questo incremento di gettito è sicuramente ascrivibile anche al forte aumento dell’inflazione che, secondo le previsioni, quest’anno potrebbe sfiorare il 6 per cento. Pertanto, in un momento in cui le famiglie stanno subendo dei rincari spaventosi che rischiano di far crollare i consumi interni, sarebbe auspicabile che il Governo restituisse parte di questo extra gettito con meccanismi di fiscal drag. Una misura che rafforzerebbe il potere d’acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, dando un sensibile sollievo soprattutto a coloro che attualmente si trovano in serie difficoltà economiche.
L’unico Paese dell’UE più esoso dell’Italia è la Francia. Infatti, i francesi potranno festeggiare il Tax Freedom Day solamente tra 19 giorni a differenza dei tedeschi che lo hanno festeggiato già 5 giorni fa!