Cultura e Gestione d'Impresa

Elon Musk dice”no” allo smart working (ma non è una sorpresa)

E si torna nuovamente a parlare di Elon Musk. Almeno una volta al mese deve farsi sentire. E’ proprio nella sua indole. E stavolta non perché abbia deciso di comprare l’ennesimo social network o perché voglia andare su Plutone. Semplicemente si è svegliato una mattina ed ha deciso di dire “no” allo smart working! Ad Elon Musk lo smart working proprio non va giù.

Elon Musk, no allo smart working in Tesla

Ebbene sì. I dipendenti di Tesla e di SpaceX qualche mattina fa svegliandosi, hanno trovato tra le mail una del loro CEO che gentilmente li invitava a ritornare in ufficio per “almeno 40 ore a settimana”. Pena? Il licenziamento. Democratico, no?

Più è alto il vostro livello nell’azienda, e più la vostra presenza dovrà essere visibile. […] È il motivo per cui passo così tanto tempo in azienda […], se non l’avessi fatto SpaceX sarebbe andata in bancarotta già molto tempo fa.

Il multimilionario ha inoltre specificato che, per i dipendenti di Tesla, non basterà lavorare in un qualsiasi ufficio Tesla ma dovranno presentarsi in quello maggiormente legato alle attività che ogni singolo dipendente svolge. Non è una novità che a Mr Musk non vada già lo smart working. Infatti, ha sempre avuto opinioni non propriamente favorevoli a riguarda. Basti pensare che nel 2020 lasciò aperta la sede di SpaceX inviando ai dipendenti una mail in cui diceva chiaramente che avrebbero avuto maggiori probabilità di morire in un incidente stradale che non di coronavirus. Nostradamus!

Ovviamente non sono mancate le polemiche. E alla domanda postagli dal profilo Twitter Whole Mars Catalog:

Hey Elon, molte persone stanno parlando di questa mail. Vuoi dire altro alle persone che credono che lavorare in ufficio sia un concetto antiquato?

Ha risposto con un semplice tweet riportando la seguente affermazione:

They should pretend to work somewhere else. (Queste persone dovrebbero far finta di lavorare altrove).

Beh, diciamo che è chiara e cristallina la posizione del CEO di Tesla per quanto riguarda lo smart working. Chi lavora da remoto, in realtà, fa solo finta di lavorare. Ma scusa Elon, gli obiettivi a fine anno non li vedi raggiunti?

Le altre Big Tech come si trovano utilizzando lo smart working?

Lo smart working negli altri grandi colossi Tech

Il lavoro da remoto è una tipologia di lavoro che oramai sta prendendo sempre più piede nella maggior parte delle società, siano esse piccole o medio-grandi. Ma non tutti i colossi lo apprezzano. Apple, ad esempio, ha notificato ai propri dipendenti l’obbligo di rientro in ufficio almeno tre giorni a settimana. Ha dunque deciso di integrare lo smart working al rientro un ufficio. E se da una parte i datori di lavoro puntano al ritorno in ufficio, dall’altra parte i dipendenti mirano alla possibilità di avere maggiore autonomia nella scelta del luogo di lavoro. Alcuni dipendenti di Apple, infatti, hanno creato un gruppo, chiamato “Apple Together“, che chiede maggiore flessibilità anche considerando problemi quali il pendolarismo, considerato un enorme spreco di tempo. Secondo questi ultimi, la presenza fisica in ufficio sarebbe utile solamente una volta al mese.

Se da una parte abbiamo Apple che mira al ritorno in ufficio, dall’altra abbiamo Mark Zuckerberg che invece ha annunciato ai dipendenti di Facebook la possibilità di lavorare sempre da remoto.

Ho scoperto che lavorare da remoto mi ha dato più spazio per pensare a lungo termine e mi ha aiutato a trascorrere più tempo con la mia famiglia il che mi ha reso più felice e più produttivo sul lavoro.

Come Facebook, anche Spotify ha permesso ai propri dipendenti di lavorare da casa e al suon di “It’s over” si è unito a questo coro anche il Ceo di AirBnb, secondo cui il mondo pre-pandemia non esiste più. Dunque, non c’è una vera e propria presa di posizione netta nei confronti del lavoro da remoto. Ma, in ogni caso, che sia dietro alla scrivania dell’ufficio o sul letto del tuo monolocale, l’importante è portare avanti in modo corretto i propri obiettivi. Il dove, dovrebbe lasciare il tempo che trova. O no?

Published by
Maria Francesca Malinconico