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Lavoro, quando l’obiettivo diventa più importante delle ore lavorate

Il raggiungimento degli obiettivi in ambito lavorativo molto spesso passa in secondo piano. Soprattutto quando ci si ritrova di fronte una società che pensa che “più ore si lavorano, più obiettivi si raggiungono”. La realtà dei fatti non è proprio così. Se il tuo lavoro è settato per essere svolto in 8 ore ma, tu ce ne impieghi ogni giorno 10, vuol dire che “qualquadra non cosa”. O no? Ahimè però è ancora diffusa la fatidica domanda “Che fai oggi? Part time?”. Questo quando ci si ritrova di fronte un collega che decide, giustamente, di tornare a casa dopo le sue otto ore. Perché? Beh perchè, udite udite, ha terminato il suo lavoro per quella giornata. Quindi, a conti fatti, è più importante raggiungere l’obiettivo o raggiungere un tot di ore lavorate? Un obiettivo può essere raggiunto anche in meno di 8 ore al giorno. Così come si può lavorare 11 ore al giorno senza però arrivare al raggiungimento di un risultato. Ad oggi, nel mondo del lavoro, quante sono le aziende che lavorano “per obiettivo”?

Lavoro, gli obiettivi first of all

Un’agenzia di marketing con sede a Treviso ha deciso di abolire il badge! Basta obliterare, basta lavorare otto ore al giorno e basta l’orario fisso nove-diciotto. Non si tratta di smart working ma di un esperimento che vedrà coinvolti i 150 dipendenti che, per tutta l’estate, lavoreranno per obiettivi. Saranno loro a decidere in quale momento della giornata portare a termine il lavoro. L’importante sarà, appunto, portarlo a termine. Il titolare dell’agenzia Bassel Bakdounes dice:

Siamo convinti che se una persona è serena e sta bene nel privato, potrà essere più performante anche davanti al computer. Il miglioramento della qualità della vita genera la possibilità di lavorare meglio.Contiamo di migliorare la produttività togliendo costrizioni frutto di un retaggio culturale anacronistico, legate alla presenza in un ufficio o al numero di giorni e ore lavorate, e dando invece massima libertà e fiducia alle persone. Oggi vi sono mille innovativi strumenti che ci permettono di stare in contatto, monitorarci e consultarci, perché non dovremmo sfruttarli veramente?

Come dargli torto? D’altronde è il modus pensandi corretto. Se vivi bene la tua vita privata, svolgi bene anche il tuo lavoro. Se sei proattivo nella tua sfera privata, lo sei anche sul lavoro.

La proattività nel mondo lavorativo

Sapere di avere lì un obiettivo da raggiungere senza un timer, è molto più stimolante che sapere di dover lavorare per raggiungere le otto ore al giorno per cinque giorni a settimana. Ed essere proattivi significa proprio essere determinati nel raggiungere un obiettivo. Molto spesso, quando l’unico scopo è che passino le otto ore lavorative per poter timbrare il cartellino, ci si ritrova ad aspettare che il tempo passi. Praticamente si aspetta che le cose accadano. E si entra così in un loop temporale che non porta nulla se non apatia e frustrazione sul luogo di lavoro. Quando invece non hai limiti di tempo ma hai un obiettivo da raggiungere, intraprendi azioni proattive che spesso ti fanno raggiungere quello scopo in un lasso di tempo minore rispetto a quello previsto.  Questo perché? Semplicemente perché non avendo un “timer” si ha la sensazione di essere padroni della propria vita facendo quello che si deve fare quando lo si vuole fare ma sapendo che, a conti fatti, l’obiettivo deve essere portato a casa. Quindi si è più efficienti ma soprattutto più propensi a fare bene e a lavorare nel migliore dei modi.

Con l’introduzione dello smart working, le stringenti regole lavorative che ti vedevano dietro ad una scrivania per otto ore al giorno sono state quasi accantonate. L’opportunità di lavorare per obiettivi darebbe un ulteriore passo in avanti verso la possibilità di conciliare ancora meglio la vita privata e la vita lavorativa.

Come? Beh,ad esempio riuscendo finalmente a fare quel corso in palestra che tanto ti piace ma che è ad un orario improponibile. Per poi tornare a casa, rilassata e soddisfatta ma soprattutto carica per portare a termine l’obiettivo stabilito. Per fare bene il proprio lavoro, non si ha sempre bisogno di regole fisse e paletti oltre i quali non poter andare. Non si ha bisogno di essere perennemente e costantemente controllati, perché chi vuole fare bene il proprio lavoro, lo fa a prescindere da tutto.

 E proprio come diceva Henry Ford:

Qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando.

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Published by
Maria Francesca Malinconico