Non è ancora legge ma, sembrerebbe che la Spagna sia pronta a diventare il primo Paese in Occidente a riconoscere il congedo mestruale a tutte le donne che soffrono di forti dolori durante il ciclo. Nonostante sembri ancora essere un argomento tabù, i dolori dovuti al ciclo mestruale molto spesso sono invalidanti per lo svolgimento della normale routine lavorativa. Ecco perché Angela Rodriguez, segretario di Stato per l’uguaglianza e la violenza di genere in Spagna, ad inizio marzo ha annunciato l’introduzione di nuove riforme per tutelare la salute riproduttiva. Ha anche concordato il congedo medico per le donne che hanno subito un aborto. Tale proposta, che concederebbe una invalidità temporanea, non solo aiuterebbe le donne a riprendersi dai dolori mestruali, ma anche a riprendersi fisicamente e psicologicamente dagli effetti di un aborto.
Il piano di riforma, che dovrebbe passare martedì, cerca di colmare il divario di genere, oramai sempre più accentuato. Secondo Angela Rodriguez, è giusto concedere una disabilità temporanea alle donne che hanno un ciclo mestruale molto doloroso dando loro la possibilità di rimanere a casa ed allo stesso tempo essere retribuite. In Spagna, ben il 50% delle donne ne soffre e se aggiungiamo le adolescenti la percentuale sale al 74%.
Se qualcuno ha una malattia con tali sintomi, viene concessa una disabilità temporanea, quindi lo stesso dovrebbe accadere con le mestruazioni, consentendo a una donna con un periodo molto doloroso di rimanere a casa.
Queste sono state le esatte parole del segretario di Stato quando le è stato chiesto come mai avesse introdotto la possibilità di tale congedo, non essendoci altri esempi in Occidente.
Quando il problema non può essere risolto dal punto di vista medico, riteniamo che sia molto sensato che ci sia una disabilità temporanea associata a questo problema. È importante chiarire cos’è un periodo doloroso; non stiamo parlando di un leggero fastidio, ma di sintomi gravi come diarrea, forti mal di testa, febbre…
Ovviamente il tutto deve rientrare nel quadro sanitario delle disabilità temporanee.
Giappone, Corea del Sud, Indonesia e Zambia sono i paesi che ad oggi garantiscono il congedo mestruale. Il Lussemburgo ci sta pensando.
Ma in Italia? Medioevo a parte, in Italia siamo fermi ad una proposta di legge del 2016 che proponeva la possibilità di richiedere 3 giorni di congedo per evitare elevati tassi di assenza sul posto di lavoro che all’epoca erano pari al 10% delle ore totali. Questa proposta di legge, presentata dalle deputate del partito democratico Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato, ovviamente non ha avuto un seguito, persa tra le mille scartoffie di cui è piena la scrivania della commissione esaminatrice. Prevedeva che tutte le lavoratrici, tralasciando la tipologia di contratto, potessero beneficiare di tre giorni di permesso al mese senza alcuna detrazione dallo stipendio presentando un certificato medico annuale che attestasse la dismenorrea. Ma la proposta è ferma e fa fatica a diventare legge.
In ogni caso ci sono aziende che autonomamente decidono di attuare provvedimenti simili. E’ il caso dell’azienda francese di mobili Loius. In questa azienda, le donne che hanno dolori mestruali, dovranno solamente informare il referente senza presentare alcun tipo di certificato medico. Il direttore generale Thomas Devineaux, in una intervista a France Bleu, ha spiegato quanto segue:
Le dipendenti non devono produrre nessun certificato medico e non c’è bisogno di autorizzazioni. In caso di cicli dolorosi basta informare il manager. Lavoriamo in un clima di flessibilità e così evitiamo imprevisti durante la produzione. È importante che nel luogo di lavoro ci siano fiducia e benessere, così facendo speriamo di spingere altre aziende a seguire il nostro esempio.
Chissà cosa ne penserà Elisabetta Franchi. Non sarà mica il caso di assumere donne anta entrate già abbondantemente in menopausa?