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Metaverso, al via a Milano il progetto per la prima”cyber school”

Vi ricordate il grembiulino che indossavamo quando da piccoli con lo zainetto in spalla venivamo accompagnati a scuola? E la maestra che ci prendeva in custodia perché noi piccoli tesori avevamo i lacrimoni agli occhi e non volevamo proprio entrare in classe? Ecco. Dimenticatelo. Già dall’inizio della pandemia tutto questo non era stato più possibile. Il Covid 19 ha fatto capire l’importanza di portare la tecnologia anche e soprattutto nelle scuole. Ed è questo l’obiettivo principale dell’Inspired Education Group, principale gruppo al mondo di scuole premium che da poco ha annunciato di voler porre in essere un progetto pilota di tecnologie nel Metaverso con lo scopo di far studiare i ragazzi ovunque essi si trovino. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.

Metaverso, la “cyber school”

Quante volte, soprattutto da piccoli, abbiamo sperato che la scuola scomparisse, che non esistesse. Mai desiderare cose che potrebbero essere impossibili… non è detto che non si avverino! Il progetto della cyber school infatti, si basa su una scuola che a tutti gli effetti non esiste fisicamente. Appare solamente se si indossano dei fantastici occhiali in 3D e dei guanti con i sensori per la realtà virtuale.

Con questo progetto, sarà possibile coinvolgere studenti di tutto il mondo, o meglio i loro avatar. Si offrirà loro la possibilità di accedere a delle classi virtuali dal vivo con altri studenti di altre nazionalità. I ragazzi saranno in grado di sperimentare da soli ed in prima persona quanto realmente sia grande un T-Rex e esplorare il corpo umano! Nicholas Wergan, il Group Education Director di Inspired ha commentato così il progetto:

L’utilizzo della tecnologia VR nel nostro Inspired Metaverse fornirà agli studenti esperienze relazionali e coinvolgenti che provocano ispirazione, sviluppo cognitivo e connessioni degli studenti, attraverso l’apprendimento virtuale collaborativo con compagni di classe o studenti Inspired provenienti da 5 continenti.

L’idea, ad oggi, è quella di sperimentare questo progetto ibrido nel Metaverso in 2 scuole: la King’s InterHigh che è la principale scuola online e la IB World School che ha sede a Milano prendendo spunto dalla prestigiosa scuola fisica Reddam House nel Berkshire, Regno Unito. Per queste 2 scuole, tale iniziativa è destinata a diventare parte integrante degli obiettivi formativi tale da fare in modo che gli studenti raggiungano il loro potenziale più alto.

Ma ultimamente il metaverso si è diffuso anche nel mondo della moda.

Metaverse Fashion Week

Sapevate che esiste una piattaforma dove è possibile comprare cose e costruire case digitalmente? Ebbene sì. Si chiama Decentraland ed è stata utilizzata quest’anno per le sfilate della settimana della moda. La prima settimana della moda virtuale ha visto modelle-avatar calcare passerelle virtuali ed ha visto acquirenti avere fantastiche esperienze di acquisto online con cryptovalute mentre partecipavano parallelamente ad altri eventi.

Hogan, Mango, Etro. Questi sono alcuni dei nomi dell’alta moda che hanno vestito gli avatar scesi poi sulle passerelle virtuali. La volontà di far sfilare su passerelle non fisiche racchiude un approccio più genderless ossia un approccio ispirato alla libertà, in tutte le sue forme. Il Ceo di Elie Saab Jr commenta così questa novità:

Stiamo portando decenni di artigianato e visione nel futuro esplorando la relazione tra il fisico e il metafisico. Abbracciare l’innovazione digitale ci consente di espandere gli orizzonti dell’universo Elie Saab a nuove comunità e di spingere i nostri confini all’interno di questo mondo.

Secondo Philipp Plein la moda deve essere accessibile a tutti. E in una realtà virtuale questo potrebbe essere possibile. Ognuno crea un proprio avatar per partecipare ad eventi e progetti tenuti all’altro capo del mondo o al quale non potrebbe mai partecipare.

Ma quanto può essere davvero bella una realtà che di realtà non ha nulla? Si, ok. Sembra tutto molto figo. Gli avatar con le tue sembianze. Gli occhiali in 3D che ti catapultano in una stanza con ragazzi che non puoi neanche abbracciare perché non sono realmente lì. Tutto molto figo sì, ma perché snaturare il concetto di realtà già altamente messa in discussione da una pandemia che ci ha visti costretti tra quattro mura domestiche per un tempo che sembrava interminabile?

La scuola dovrebbe essere soluzioni dei compiti di matematica passati lanciandoli su fogli giallo fluo mentre la prof è distratta. La prof che ti scopre e ti fa una ramanzina. Vocabolari di latino pieni di fogliettini di verbi declinati. Le chiacchiere fuori al cancello durante le assemblee. Si, sarebbe figo constatare da vicino come si compongono gli atomi in una classe virtuale con ragazzi che vengono dal Giappone o dall’Australia ma frequentare una classe con persone con le quali condividerai i migliori anni della tua vita potrebbe esserlo molto di più. No?

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Published by
Maria Francesca Malinconico