La Russia ha sempre apprezzato il lusso, specie quello Made in Italy. E questo lo si può notare dalle mega ville super costose sulle coste sarde o dagli yatch ormeggiati presso le più belle spiagge del nostro Paese. E lo si evince anche dal rendiconto delle esportazioni in Russia della moda tricolore che fattura circa 1,5 miliardi di euro l’anno, ossia il 2-3% circa delle esportazioni complessive italiane del settore nel mondo. Neanche il Covid è riuscito a bloccarla, scalfendola solamente di pochissimi punti percentuali! Ma la guerra è guerra, e fa paura quasi più della pandemia. Le sanzioni che sono state già emesse e quelle che saranno introdotte a breve non colpiranno solamente la Russia. Gli oligarchi (o “filantropi” come preferiscono esser definiti!) lo sanno bene. Ecco perché stanno svendendo tutto. Yatch, ville, attici e chi più ne ha, più ne metta.
A New York, da Central Park all’Upper East Side a Manhattan, è in atto una svendita delle lussuose abitazioni russe. Ma perché gli oligarchi stanno cercando in qualsiasi modo di vendere tutto ciò che possiedono? Facile. Tutta colpa delle sanzioni imposte dagli USA e dall’Europa contro l’élite russa. Secondo il Financial Times, non sono solamente gli oligarchi ad aver paura delle sanzioni ma anche milionari che hanno bisogno di soldi e che percepiscono ostilità nei loro confronti in America. Sono persone che hanno così tanta paura di essere sanzionate che svendono addirittura i loro attici vista Fifth Avenue! Esempio? Il co-fondatore di Alfa Bank, una delle banche russe colpite dalle sanzioni, nel 2016 ha acquistato una casa nell’Upper East Side per la modica cifra di 42 milioni di dollari. Beh, la stessa casa è stata recentemente venduta al prezzo di 41 milioni, ben 1 milione di dollari in meno… e non sono pochi! Ma in Italia? Il made in Italy quanto rischia?
Una bella fetta del made in Italy è nelle mani della Russia. Dalle ville ai resort, passando ai vigneti e alle partecipazioni in aziende di un certo livello. Stando alle verifiche di Infocamera, ossia la società dei servizi digitali delle Camere di Commercio, le società di capitali interamente controllate dai russi sono 500 mentre sono 8.622 le cariche ufficiali ricoperte dai magnati russi nelle aziende italiane. Esempio? Da qualche giorno sta balzando alla cronaca il caso LUKoil, colosso petrolifero russo che amministra la raffineria siciliana Isab. Sono tante le aziende italiane che hanno deciso di sospendere i rapporti con Isab la quale si vede negare la fornitura di servizi e di parti di ricambio, nonostante non sia soggetta ad alcuna sanzione. LUKoil però amministra anche altre società in Italia. Non solo possiede Gancia, la casa vinicola presente ad Asti ma anche l’impianto di produzione dell’alluminio Euralluminia di Portovesme.
Quali sono i posti made in Italy maggiormente apprezzati dalla Russia? In primis la Costa Smeralda, ma anche la Toscana, il Veneto ed il Piemonte. Sono tanti i resort italiani rilevati da magnati russi così come tante sono le partecipazioni russe negli hotel super lusso. È a partecipazione russa il Grande Hotel Villa Feltrinelli sul lago di Garda, ad esempio e sono di proprietà russa anche decine di ville sul medesimo lago come Villa Bober, di proprietà di Igor Makarov, presidente di Areti.
Insomma, ci sono posti in Italia che sembrano quasi parlare russo. La Maremma, la Versilia, l’Argentario. Sono posti che in estate si riempiono di rubli. Ma adesso? Che fine farà tutta questa Russia presente in Italia? Sono già tante le vittime dei blitz della guardia di finanza. Volendone citare qualcuno? Alexei Mordashov. Secondo Forbes lui è l’uomo più ricco della Russia ed ha visto confiscata la sua imbarcazione ormeggiata nel porto di Imperia il cui valore è pari ad Euro 65 milioni. Ma non è l’unico. Ad Oleg Savchenko è stata confiscata Villa Lazzareschi, in provincia di Lucca.
Come dicevo, la lista è lunga. E, in ogni caso, non si tratta solamente dei beni confiscati. Si tratta anche e soprattutto di turismo russo che ormai potrebbe non vedersi più così spesso in Italia. Ed il turismo russo portava non pochi soldi. Ovviamente la speranza che tutto possa ritornare come prima è l’ultima a morire. Ma vivere di speranza va bene; vivere in una utopia forse no.