Mentre sono in corso trattative per eventuali accordi tra Mosca e Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spiazza tutti. Ha infatti ufficialmente firmato la domanda di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Mossa simbolica prima ancora che politica ma pur sempre potente. Attualmente l’Ucraina non rientra tra i paesi che hanno ufficialmente fatto richiesta per entrare a far parte dell’UE nonostante nel 2017 abbia siglato un accordo di associazione con l’Unione in cui entrambe si accordano di allineare le proprie economie e di approfondire i legami politici. Zelensky ha esortato l’UE ad attuare una nuova procedura speciale per l’ingresso nell’Unione Europea ed Ursula Von Der Leyen pare essere d’accordo così come il presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che oggi è intervenuta con un discorso alla riunione plenaria dell’Eurocamera convocata per discutere della situazione in corso, alla quale ha partecipato anche lo stesso Zelensky. La Metsola sostiene che:
Come afferma chiaramente la nostra risoluzione, accogliamo con favore la richiesta dell’Ucraina per lo status di candidato e “avoreremo per raggiungere tale obiettivo. Dobbiamo affrontare il futuro insieme.
Ovviamente l’ingresso non sarà immediato nonostante la situazione in corso. Ma come fa un Paese ad entrare a fare parte dell’Unione Europea?
Il processo di ingresso nell’Unione Europea prevede non poco tempo ed un Paese può presentare domanda solamente se già presenta queste 3 condizioni:
La domanda di ammissione va presentata al Consiglio Europeo per poi passare all’Europarlamento, alla Commissione ed ai vari parlamenti nazionali. Sarà la Commissione però a valutare l’esistenza o meno di questi prerequisiti. Se da questa valutazione esce esito positivo, allora si può dare inizio al negoziato tra gli ambasciatori dei governi dell’UE e quello del Paese candidato. Ad oggi sono 5 i potenziali Paesi che potrebbero fare richiesta: Albania, Montenegro, Turchia, Serbia e Macedonia del Nord ma non soddisfano ancora tutti i criteri richiesti.
Messa da parte tutta la parte teorica di come un paese può richiedere l’ingresso in Unione Europea, passiamo al caso pratico. L’Ucraina, per l’appunto. Se l’Ucraina entra a far parte dell’Unione, gli stati membri non potranno non rispondere con le armi alle armi russe. In realtà c’è però il comma 7 dell’articolo 42 del TUE secondo cui è possibile non inviare aiuti militari ma solo armi e rifornimenti se e solo se, tutti gli stati membri sono d’accordo. Probabile ma poco credibile! E cosa succede se, uno Stato UE è anche membro della NATO? Qui l’obbligo di difesa collettiva previsto dall’articolo 5 del trattato dell’Alleanza Atlantica prevale sull’articolo 47 del TUE. Dunque, tutti gli stati della NATO sono chiamati a difendere il membro della NATO colpito.
In poche parole, e non ce ne vogliono tante per capire che se l’Ucraina entra nell’Unione Europea adesso, e cioè mentre è in guerra con la Russia, automaticamente entriamo in guerra anche noi. In base agli articoli dei trattati, gli stati membri sono tenuti ad intervenire a difesa di uno stato membro aggredito ognuno con i mezzi che decide di utilizzare (piccola clausola inserita nel trattato a favore dei paesi che sono sempre stati neutrali).
Prima che Putin decidesse di invadere l’Ucraina, quest’ultima si stava preparando a presentare domanda nel 2024 per poi entrare ufficialmente nell’Unione Europea nel 2030.