Belgio: sì alla “settimana corta” al lavoro
La pandemia da Covid 19 ha cambiato la nostra quotidianità, sia privata che lavorativa. È inutile fingere che non sia così e forse nulla più tornerà come prima ma sotto alcuni aspetti chi dice che questo non sia un bene? Dopo la sempre più diffusa presa di posizione positiva nei confronti dello smart working, alcuni stati hanno deciso di intraprendere la settimana corta lavorativa di 4 giorni. Ultimo, in ordine di tempo, il Belgio. È stato firmato l’accordo che prevede di lavorare solamente 4 giorni a settimana guadagnando un giorno in più di riposo.
Si tratta di progressi concreti per tutti i lavoratori! Diritto concreto alla formazione; una protezione dei lavoratori delle piattaforme digitali; equilibrio tra vita professionale e privata; misure di rafforzamento dell’occupazione!
Ha annunciato su Twitter Pierre Y-ves Dermagne, ministro del Lavoro. Ma questa settimana corta, concretamente, in cosa consiste?
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In cosa consiste la settimana corta?
Per un periodo di prova di 6 mesi, i dipendenti potranno richiedere una settimana lavorativa di soli 4 giorni che potrà essere rinnovata, eventualmente, al termine della prova. Potrebbe sembrare che si lavori meno ma in realtà non è così. Settimanalmente, le ore da lavorare saranno sempre le stesse ma anziché essere spalmate su 5 giorni, saranno spalmate su 4. In sintesi, si lavorerà più ore al giorno per un giorno in meno a settimana. A livello aziendale è previsto un accordo al quale l’azienda può rifiutarsi motivando il rifiuto per iscritto. Secondo l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la settimana lavorativa in Belgio è in media di 35,5 ore a fronte di 36,3 ore in Italia. L’obiettivo di tale riforma è l’aumento della flessibilità nel mondo del lavoro.
Con l’introduzione dello smart working, la consapevolezza del lavoratore è cambiata. Si lavora per vivere e non si vive per lavorare. Recenti studi hanno dimostrato che quanto più si è flessibili sul lavoro, tanto più si è produttivi. Infatti, l’obiettivo cardine di tale riforma è l’aumento del tasso di occupazione che attualmente in Belgio è pari al 71%. Si mira ad incrementarlo fino all’80% entro il 2030! Saranno inoltre fissate delle nuove regole per il diritto alla disconnessione per le aziende che hanno oltre 20 dipendenti e degli indennizzi per chi viene licenziato. Ma oltre al Belgio, quali altri paesi hanno deciso di adottare tale riforma? Facciamo un tour per averne visione!
Scozia ed Islanda
L’Islanda tra il 2015 ed il 2019 ha condotto prove di settimane corte senza la riduzione dello stipendio ed i risultati sono stati pazzeschi. Infatti, oggi quasi il 90% della popolazione ha orari flessibili e ciò ha portato ad una riduzione non solo del burnout ma anche ad un netto miglioramento dell’equilibrio tra vita privata e lavorativa. Dietro l’esempio dell’Islanda ed a seguito di una promessa elettorale fatta dallo Scottish National Party al governo, anche in Scozia è già in vigore la settimana lavorativa di prova di 4 giorni che prevede l’orario lavorativo ridotto del 20% senza alcuna modifica dello stipendio!
Spagna e Giappone
Il governo spagnolo ha accettato una settimana lavorativa di 32 ore in 3 anni senza tagliare i compensi! Il Giappone lo segue a ruota. Microsoft Japan nel 2019 ha implementato il Work Life Choice Challenge 2019 Summer ossia la possibilità da parte dei dipendenti di scegliere il proprio stile di lavoro. Questo ha portato a dei risultati estremamente positivi in quanto i lavoratori essendo più “felici” ed “appagati” hanno prodotto il 40% in più!
Settimana corta: ed in Italia?
L’Italia non dovrebbe fare altro che seguire l’esempio perché i tempi per una grande riforma del lavoro sono maturi. Lo smart working ormai è ampiamente diffuso mentre per quanto riguarda la settimana corta c’è ancora qualche remora. Un esempio di società che in Italia segue la settimana corta è la società di Head Hunting Carter & Benson, a Milano che già da gennaio 2022 ha introdotto la settimana di 4 giorni. Che possa fare da apripista alle altre società? D’altronde la professionalità e l’efficienza di un lavoratore sta nel portare a termine il lavoro assegnatogli nei tempi previsti e non nello stare seduto davanti al pc aspettando che scocchi l’ora x per tornare a casa! Non credete?