Senza troppi giri di parole diamo subito una risposta alla domanda. Come molti di voi ormai già sapranno il Blue Monday, che quest’anno cade il 17 Gennaio, non è realmente il giorno più triste dell’anno. Si tratta infatti di una leggenda che sarebbe stata messa in piedi, secondo alcuni, a sostegno di una vecchia campagna pubblicitaria dei primi anni 2000, oppure più semplicemente per dare carattere a un periodo particolare per molte persone.
Il nome Blue Monday, ossia lunedì blu, venne utilizzato per la prima volta agli inizi del nuovo millennio, precisamente nel 2005, dallo psicologo e professore dell’Università di Cardiff, nel Galles, Cliff Arnall. Il “blue” nel termine non fu scelto a sproposito. Spesso infatti la cultura comune lo associa alla tristezza, alla malinconia e persino alla depressione. A pensarci bene, il blu è il colore che meno ci fa pensare a qualcosa di solare e raggiante; ci vengono subito in mente le fredde e buie giornate d’inverno. Gli stessi mondi della fotografia, del cinema e delle arti visive in generale ricorrono all’uso del blu all’interno di molti dei loro lavori; sempre al fine di aggiungere una denotazione di tristezza e negatività all’immagine o al soggetto. Un tipico esempio è il conosciuto personaggio Tristezza, dal film d’animazione Disney Pixar, che rappresenta una caricatura e personificazione della omonima emozione.
Dal punto di vista del linguaggio poi, in America è ricorrente l’espressione “feeling blue” usata per indicare il “sentirsi triste”, mentre in Italia si utilizzano più di frequente il nero e il grigio per esprimere malumore (come ad es: umore nero). Non si sa di preciso il motivo alla base di queste associazioni. Un’ ipotesi plausibile potrebbe trovarsi nei così detti “Blue Devils”, i demoni descritti in alcune raccolte di poesie inglesi del 1600 come esseri portatori di forte infelicità e depressione.
Come abbiamo detto, il Blue Monday cade in occasione del lunedì della terza settimana dell’anno; non esistono inoltre delle vere e proprie indagini scientifiche e/o statistiche in merito; ne tantomeno argomenti che possano provare la “tristezza” di questo giorno. Cliff Arnall scelse proprio questa data tenendo conto di qualche approssimativo parametro sociale. Nel periodo in questione infatti, le giornate sono caratterizzate da condizioni climatiche fredde e dal cielo prevalentemente cupo e poco illuminato.
La fine delle festività Natalizie e la ripresa di una routine lavorativa possono poi incidere dal punto di vista dello stress, specialmente se accompagnati da eventuali sensi di colpa per l’anno appena passato insieme all’insorgere di nuovi obbiettivi e propositi per il nuovo. Naturalmente però, questi criteri tengono conto solo di una parte della popolazione, escludendo pertanto le aree che durante il medesimo periodo risultano in estate e quelle il cui clima rimane caldo e soleggiato. Non sono state considerate neppure le persone che, al contrario, preferiscono quel genere di giornata “poco colorata”. C’è chi di fatto preferisce il freddo invernale, chi ama la pioggia e chi trova felicità negli impegni lavorativi piuttosto che nelle vacanze.
Alla teoria del professor Arnall sono state mosse diverse critiche: dalla mancanza di oggettività all’aver messo in piedi il tutto per meri fini pubblicitari. Nel 2005, la compagnia di viaggi Sky Travel sfruttò infatti il fenomeno del Blue Monday per rilanciare le prenotazioni dei viaggi dopo il periodo festivo. La campagna di marketing dell’agenzia proponeva quindi i suoi itinerari come soluzione per superare quel lunedì di tristezza.
Non tutti sono al corrente che, d’altra parte, esiste una giornata dedicata interamente alla felicità. La giornata mondiale della felicità (International Day of Happiness) è nata dall’idea dell’Assemblea Generale dell’ONU di celebrare la ricerca della felicità come uno degli scopi fondamentali dell’umanità; coincide con il giorno dell’equinozio di primavera, il 20 Marzo.