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Il 2020 è stato un anno disastroso per l’economia mondiale. Molte famiglie hanno perso il lavoro e molte aziende hanno subìto una flessione consistente delle proprie vendite e dei propri ricavi. Anche il settore bancario ha risentito di questo crollo, nonostante l’intervento del governo, il quale ha cercato di “tappare” le perdite tramite il Decreto Rilancio.

Questa situazione ha spinto le aziende a cercare nuove forme di finanziamento per ottenere le risorse necessarie al mantenimento dei processi produttivi, permettendo al crowdfunding di prendere il timone e guidare lo sviluppo post-lockdown.

Crowdfunding: crowd what?!?

Il crowdfunding, tradotto in italiano “raccolta fondi”, è un metodo di finanziamento che permette alle persone fisiche e giuridiche di ottenere fondi per molteplici finalità: dallo sviluppo di un’idea imprenditoriale alla promozione di attività legate alla mobilità sostenibile oppure donazioni a campagne benefiche e così via. Questo strumento si caratterizza per la sua versatilità data la ricca offerta presente all’interno delle piattaforme online.

I dati di mercato parlano chiaro: crowdfunding ago della bilancia per molte realtà

Solo nel 2020 il crowdfunding ha beneficiato di una crescita del 75% in Italia rispetto agli anni precedenti, con una raccolta di 339 milioni di euro. Tutti i modelli hanno beneficiato di questo rapido sviluppo, ma l’equity e il lending crowdfunding in particolar modo.

Equity e lending crowdfunding
Credits: crowdfundingreport.it/

Per l’appunto, solamente nel 2020, queste due tipologie hanno raccolto più del 90% dei fondi dell’intero mercato italiano, quasi la metà di quanto raccolto dalle piattaforme negli anni precedenti. Anche il modello donation ha riscontrato una crescita importante, anche se di impatto inferiore rispetto ai precedentemente citati. Numeri da capogiro se si pensa alla situazione in cui era l’Italia nel primo semestre del 2020 e che fanno capire l’evoluzione che il nostro paese sta perseguendo negli ultimi anni in materia di investimenti alternativi.

E in Europa?

Questi valori, tuttavia, sono briciole se confrontati con quelli degli altri paesi Europei. L’inghilterra è sicuramente il pioniere di questo sviluppo, con una raccolta pari a 624 milioni di dollari nel solo anno passato. La seguono a ruota Germania, Francia e Olanda, le quali concentrano nei loro paesi il maggior numero di piattaforme online e si contendono, assieme all’Inghilterra, gran parte del mercato.

Sviluppo del crowdfunding in Europa

Un’altra nota dolente è la situazione pro-capite. Se nel complesso l’Italia riusciva a competere con gli altri paese europei in materia di modelli finanziari alternativi, nel pro-capite il numero di persone che utilizza questi strumenti è leggermente sopra la media, ma indietro rispetto al resto d’Europa (Inghilterra, Estonia, Lettonia e Georgia su tutti).

Cosa ne pensa l’UE?

Nel frattempo, l’Unione Europea sta cercando di incentivare l’utilizzo di questi nuovi strumenti attraverso regolamenti che permettano di uniformare i paesi sul loro utilizzo. Infatti, il 10 novembre è entrato in vigore in nuovo regolamento UE, il 2020/1503 o ECSP, che si propone di armonizzare le regole di comportamento a livello europeo in modo da aumentare la capacità di raccolta sul mercato dei capitali e l’investimento su base transfrontaliera.

Cosa prevede in sostanza il nuovo regolamento europeo?

Le piattaforme che si occupano di servizi di crowdfunding verranno inserite all’interno di un registro di fornitori per garantire trasparenza e tutela agli investitori. Inoltre, questo registro consentirà ai fornitori di ottenere un passaporto europeo che garantirà loro la possibilità di operare in tutti gli stati membri. Infine, le piattaforme dovranno presentare agli investitori un prospetto informativo con tutti i dettagli chiave legati all’investimento, oltre ad un test di valutazione che permetterà all’utente di valutare le proprie conoscenze su quel tipo di investimento.

Crowdfunding nuovo mercato emergente?

Insomma, il crowdfunding non è un’illusione, ma uno strumento che può cambiare la vita delle aziende. Siamo di fronte ad una pepita d’oro, un nuovo modo di vedere e vivere la finanza. È vero, il nuovo molto spesso fa paura ed è pieno di incertezze, ma è sempre elettrizzante da scoprire.

A cura do Diego Comparotto

Immagine in evidenza: yanalya