Strano ma vero. Netflix fu fondata da Reed Hastings e Marc Randolph nel 1998 in California, quando la possibilità di avere decine di migliaia di film a pochi click di distanza l’uno dall’altro pareva poco più che fantascienza.
Inizialmente, i due fondatori decisero di aprire un sito internet per noleggiare DVD, il prestito durava sette giorni e costava 4 dollari, più 2 di spedizione. La svolta avviene nel 1999 quando Netflix sceglie di passare a un modello di business basato su un canone mensile fisso di 19.95 dollari. All’interno dell’abbonamento era incluso il noleggio illimitato di film, senza date di scadenza per la restituzione né penali per eventuali ritardi; l’unico limite che la compagnia imponeva era il numero massimo di DVD che l’utente poteva detenere contemporaneamente, tre.
A questo punto viene spontaneo chiedersi in che modo una compagnia appena nata possa permettersi di offrire delle condizioni apparentemente insostenibili per i competitor; la risposta è allo stesso tempo semplice è strabiliante. Al contrario delle altre compagnie, Netflix riusciva a trarre un profitto da questi servizi.
Il “come” ci viene spiegato da Francesco Antinucci nel suo libro “L’algoritmo al potere”, edito da Laterza: al momento dell’iscrizione l’azienda inviava il numero di DVD scelto a casa dell’utente. I nuovi ordini venivano invece spediti solamente entro il giorno in cui il film veniva ricevuto dall’azienda, o al massimo nell’arco delle 24 ore successive.
Va da sé che in caso di un ritardo nella consegna da parte del cliente, o di un differimento della spedizione postale, Netflix guadagnava visto che nel mese corrente, a fronte di un canone che restava invariato, forniva all’utente meno film.
Un altro servizio che consentiva alla piattaforma di risparmiare, riuscendo nel contempo a migliorare l’esperienza del cliente, riguardava la selezione dei titoli da noleggiare. L’utente infatti non doveva ogni volta scegliere cosa vedere, più semplicemente egli compilava una watchlist modificabile in qualunque momento.
La compagnia spediva automaticamente a casa dell’utente i film presenti nella lista in base all’ordine in cui erano inseriti, limitandosi a passare al successivo qualora un titolo non fosse disponibile; così, da un lato facilitava la scelta e dall’altro consentiva alla compagnia di adoperare appositi algoritmi per organizzare il magazzino; allocando in modo ottimale le risorse e tenendo in considerazione il numero di copie o la posizione del dvd, i risultati si ottennero facilmente.
Nel 2000 avviene un ulteriore passo in questo senso; la compagnia brevettò un algoritmo detto «Cinematch» che, tenendo in considerazione i film guardati in precedenza, le valutazioni assegnate dagli utenti e fattori come sesso ed età, provvedeva a suggerire ai clienti cosa guardare.
Nel 2008 lo sviluppo tecnologico ha reso possibile la fruizione di film on demand tramite download, e Netflix non si è fatta trovare impreparata; anzi, ha deciso tempestivamente di offrire a tutti gli abbonati un ampio catalogo di titoli in streaming senza alcun sovrapprezzo.
Questa strategia in apparenza suicida portò la compagnia a risparmiare ulteriormente, dato che più film venivano visti online, meno copie fisiche bisognava spedire; considerando che il nuovo metodo aveva costi inferiori rispetto alla fruizione tradizionale, ancora una volta la compagnia risparmiava a fronte di un canone che restava invariato.
La decisione presa -oltre ad aumentare i profitti- riuscì anche a spianare la strada alla piattaforma che noi tutti conosciamo. Ancora una volta infatti la compagnia si era dimostrata capace di trarre un vantaggio laddove molti competitor vedevano soltanto un ostacolo.