Ecco le lauree migliori per trovare subito lavoro
AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario a cui aderiscono 76 Atenei italiani e il Ministero dell’Università e della Ricerca, e che si occupa di analizzare il mondo universitario italiano, ha pubblicato la XXIII Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati. L’output della ricerca è un prospetto sul settore universitario italiano nel 2020 e un’analisi delle lauree che garantiscono una maggiore possibilità di entrare nel mondo del lavoro, oltre a maggiori remunerazioni.
Com’è noto, le condizioni in cui versano le università italiane non sono le migliori. Da una parte la formazione degli universitari italiani è ottima, soprattutto per quanto riguarda la teoria. Dall’altra, tuttavia, in molti (troppi) casi i laureati italiani si ritrovano a svolgere mansioni totalmente diverse rispetto a ciò per cui hanno studiato o a cui sono più appassionati. Questo è evidente soprattutto nel caso delle materie umanistiche, dove i laureati faticano sia a trovare lavori adeguati alla loro formazione, sia a ottenere paghe accettabili. Il rapporto di AlmaLaurea mira ad analizzare il tasso di occupazione dei laureati italiani e anche i salari che percepiscono in media.
Cosa troverai in questo articolo:
La XXIII Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati
Lo studio ha coinvolto 655.000 laureati provenienti dalle 76 istituzioni accademiche che fanno parte del Consorzio. Il campione è così suddiviso:
- 287.000 laureati di primo e secondo livello del 2019 a un anno dal termine degli studi;
- 117.000 laureati di secondo livello del 2017 a tre anni dal termine degli studi;
- 110.000 laureati di secondo livello del 2015 a cinque anni dal termine degli studi;
- 74.000 laureati di primo livello del 2017 che non hanno proseguito la formazione universitaria, contattati a tre anni dalla laurea;
- 67.000 laureati di primo livello del 2015 che non hanno proseguito la formazione universitaria, contattati a cinque anni dalla laurea.
I laureati coinvolti nell’indagine costituiscono circa il 90% di tutti i laureati degli Atenei italiani.
Gli effetti della pandemia
Tra gli effetti principali della pandemia c’è un rallentamento dell’ingresso dei neolaureati nel mercato del lavoro nel 2020, ma fortunatamente gli effetti nel medio-lungo periodo sono marginali.
Il tasso di occupazione tra i laureati di primo livello è al 69,2%, mentre per quelli magistrali si attesta al 68,1%. L’occupazione rispetto all’anno precedente è diminuita del 4,9% per i laureati triennali e del 3,6% per i laureati magistrali. Purtroppo, l’occupazione femminile, già più bassa di quella maschile, ha subìto il calo maggiore. Geograficamente parlando, invece, i laureati del Centro-Nord hanno accusato maggiormente gli effetti della pandemia, rispetto a quelli del Sud.
Inoltre, è aumentato anche il numero di lavoratori a tempo determinato e in generale il cosiddetto “lavoro non standard”.
Anche l’utilizzo del lavoro agile, volgarmente chiamato smart working, ha subìto un notevole incremento. Complessivamente ha riguardato il 19,8% dei laureati triennali e il 37% dei laureati magistrali nel 2020.
I risultati: le lauree STEM sono le più richieste e le meglio retribuite
Per quanto riguarda il tasso di occupazione a cinque anni dalla laurea, i valori più elevati sono relativi al gruppo Informatica e tecnologie ICT (Information and Communications Technology) e Ingegneria Industriale e dell’Informazione, pari al 97,2% e 96,4% rispettivamente. Chiudono la classifica le lauree del gruppo Letterario-umanistico (77,8%) e del gruppo Arte e design con un modesto 76,6%.
La retribuzione netta a un anno dalla laurea è aumentata ed è pari a 1270 euro al mese (+5,4%) per i laureati di primo livello e di 1364 euro (+6,4%) per i laureati di secondo livello. Come al solito ci sono delle notevoli differenze tra i diversi tipi di laurea. A cinque anni dalla laurea, i titoli più penalizzati sono quelli relativi ai settori umanistici, all’ambito psicologico e dell’educazione. Quelli più redditizi sono relativi ai settori dell’Informatica e ICT (1841 euro), Ingegneria Industriale e dell’Informazione (1837 euro), e all’ambito economico (1644 euro).
Le cifre riportate nelle tabelle sono relative al tasso di occupazione e alle retribuzioni a cinque anni dalla laurea, ma riflettono la situazione anche nel breve periodo.
In ogni caso è evidente che le lauree relative alle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) garantiscono una maggiore possibilità di trovare lavoro nell’immediato e con remunerazioni decisamente superiori alla media italiana, sebbene rimangano decisamente basse rispetto agli altri Paesi europei.