L’ennesima doccia gelata arriva dalla casa automobilistica giapponese Toyota, che ha deciso di ritirare il proprio sponsor dalle Olimpiadi 2020.
Inaugurate venerdì 23 luglio, le Olimpiadi hanno preso il via senza non poche difficoltà. Tra l’incremento dei casi di positività tra atleti e membri dello staff, l’esclusione del pubblico dalle competizioni e il crescente malcontento della popolazione nipponica nei confronti di tale evento, possiamo dire le Tokio 2020 non sia partita con il piede giusto.
Pochi giorni prima dell’inaugurazione, Toyota ha deciso di fare un passo indietro sulle sue decisioni e ritirare il proprio sponsor dalle Olimpiadi. La decisione è da ricercare nell’eventuale danno di immagine che potrebbe derivare da un evento potenzialmente negativo. Questa scelta è stata fatta in considerazione del malcontento dell’opinione pubblica e dalla possibilità di incorrere nei rischi derivanti dall’espandersi del contagio.
L’annuncio arriva dal capo della comunicazione Toyota, Jun Nagata, che ha spiegato come fossero stati creati una serie di filmati contenenti diversi messaggi coi principali atleti sportivi. Alla luce degli ultimi avvenimenti legati all’incremento dei contagi, il messaggio derivante da tali comunicazioni “ha assunto un diverso significato”.
Nagata ha comunque aggiunto che Toyota non ritirerà dalla competizione le proprie vetture ecologiche e che continuerà a sostenere i propri atleti.
Se Toyota fa un passo indietro, Bridgeston corp ha invece deciso di non modificare la propria strategia comunicativa, nonostante il malcontento generale e l’assenza di spettatori. In una dichiarazione ufficiale ha riferito che concentrerà i suoi sforzi nelle campagne di marketing su broadcast, digitale e social media.
Anche Samsung non sembra voler rinunciare ai propri investimenti. Il colosso della tecnologia ha lanciato una serie di iniziative di marketing digitale-led, tra cui un virtuale Samsung GalaxyTokyo 2020 Media Center che manterrà media e fan in tutto il mondo collegato durante i giochi.
I giochi olimpici son nati in Grecia nel 776 a.C. Inizialmente rappresentavano una manifestazione locale e prevedevano unicamente una gara di corsa.
Nei secoli poi, come sappiamo, questo evento ha raggiunto un’importanza ed una dimensione tali da renderla una delle manifestazioni sportive più seguite in tutto il mondo. Va da sé che tale evento, in termini di sponsor e azioni di marketing valga svariati miliardi.
Per Tokio 2020 si stima oltre 60 aziende, sia giapponesi che non, abbiano investito circa 3 miliardi di dollari per le sponsorizzazioni. Oltre alla solita Coca-Cola, Fujitsu e Canon, che hanno pagato circa 135 milioni di dollari a testa per diventare Tokyo 2020 Gold Partners.
Appare fin da subito chiaro come, una percezione negativa dei giochi olimpici, possa creare un danno di immagine alla generalità degli sponsor. Così come riporta il Corriere della Sera, in un sondaggio pubblicato dal quotidiano Asahi, il 68% degli intervistati ha detto di dubitare della capacità degli organizzatori olimpici di controllare le infezioni da coronavirus, mentre il 55% ha detto di essere contrario ai giochi.
E’ chiaro come l’assenza del pubblico si traduca in un importante danno economico in termini di indotto. Infatti, è stato calcolato come, le Olimpiadi 2020, potevano creare un indotto che si aggirasse intorno ai 12 miliardi di dollari. Di questi, 2 miliardi legati ai consumi in loco ovvero biglietti, hotel, ristoranti e merchandise e 10 miliardi derivanti dal potenziamento dell’immagine nipponica all’estero negli anni a venire.