Secondo il Rapporto sull’Economia Circolare, redatto dal Circular Economy Network, nel 2021 l’Italia è il miglior Paese europeo per quanto riguarda l’economia circolare. Il Circular Economy Network ogni anno presenta un rapporto sullo stato dell’economia circolare in Italia analizzandone le performance e confrontandole con le principali economie dell’Unione Europea. In particolare, i risultati dell’Italia sono confrontati con quelli di Germania, Francia, Spagna e Polonia, le cinque maggiori economie dell’UE. Dopo l’uscita del Regno Unito, la Polonia, infatti, è diventata la quinta economia dell’UE.
Secondo la definizione data dal Parlamento Europeo, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
L’obiettivo è quello di estendere il ciclo di vita dei prodotti e ridurre i rifiuti e gli scarti al minimo.
L’economia circolare si distingue dal modello classico. La cosiddetta economia lineare o take-make-dispose model si basa sull’estrazione di materie prime sempre nuove (take), sul consumo per la produzione di massa (make) e sulla produzione di scarti (dispose) alla fine del ciclo di vita del prodotto. Tale modello, però, non è sostenibile: gli impatti più gravi riguardano l’ambiente, soprattutto a causa della produzione massiccia di rifiuti che poi finiscono per inquinare e contaminare terre e mari. Per questo motivo si sta promovendo il passaggio all’economia circolare, che invece si basa sul paradigma take-make-recycle, o, ancora meglio, reduce-reuse-recycle, promuovendo il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali, con una produzione di scarti tendente a zero e riducendo al minimo l’uso di nuove risorse.
I principi fondamentali su cui si basa la Circular Economy sono:
Gli scarti (waste) e l’inquinamento (pollution) generati non sono elementi casuali, ma sono la conseguenza diretta delle scelte fatte durante la progettazione del prodotto, dove si determina l’80% degli impatti ambientali. Utilizzando nuove tecnologie e nuovi materiali è possibile ridurre a zero la creazione di tali elementi dannosi.
Continuare a utilizzare nuove risorse non è sostenibile nel medio-lungo periodo. Non solo perché le risorse naturali sono scarse, ma soprattutto perché la continua generazione di rifiuti ha impatti enormi sull’ambiente. È possibile progettare prodotti e componenti che possono essere riutilizzati, riparati o rigenerati facilmente, in modo tale da non finire direttamente nelle discariche alla fine del ciclo di vita.
Purtroppo, non è possibile ripristinare i sistemi naturali, dato che sono dei sistemi dinamici e quindi si adattano ai cambiamenti esterni. Tuttavia, è possibile rigenerarli restituendo preziosi nutrienti al suolo e migliorare così le risorse naturali.
L’Italia è risultata la migliore per l’economia circolare per il terzo anno consecutivo da quando il Rapporto sull’Economia Circolare ha iniziato ad essere pubblicato. Si tratta di un’analisi estremamente complessa e approfondita.
Le quattro aree prese in considerazione sono: produzione, consumo, gestione dei rifiuti e materie prime seconde e investimenti e occupazione nel riciclo, nella riparazione e nel riutilizzo. La valutazione delle performance consiste nella comparazione dei risultati ottenuti dall’Italia rispetto agli altri Paesi europei e alle altre quattro principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Polonia), tramite la costruzione di quattro indici di performance, uno per ogni area considerata.
Gli indicatori presi in considerazione sono:
I valori più alti dell’Italia sono sulla produttività delle risorse (3,3 €/kg prodotto) e produttività energetica (10,1 €/kg di petrolio equivalente).
In generale, il nostro Paese ha ottenuto il punteggio maggiore in questa categoria, classificandosi al primo posto.
Gli indicatori presi in considerazione sono:
I valori più alti sono relativi al consumo interno dei materiali (490 Mt, subito dopo la Spagna) e quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo complessivo di energia (18,16%, la secondo posto dopo la Spagna).
In generale la performance dell’Italia in questa dimensione è piuttosto negativa, collocandosi al quarto posto con 10 punti, a causa delle prestazioni deludenti in sharing economy, riparazione e riutilizzo.
Gli indicatori presi in considerazione sono:
L’Italia ricicla il 68% dei rifiuti urbani e speciali, collocandosi al primo posto, ben al di sopra del 54% della Francia, seconda in classifica. Si trova invece al secondo posto per tasso di utilizzo circolare di materia (19,3%), dopo la Francia.
In generale l’Italia ottiene 32 punti in questo indice, collocandosi al primo posto.
Gli indicatori presi in considerazione sono:
L’Italia brilla per quanto riguarda il valore aggiunto generato dalla somma dei tre settori rispetto al PIL (1,1% del PIL). Purtroppo, è ultima sia per quanto riguarda gli occupati nel settore della riparazione e riutilizzo, sia per investimenti e brevetti totali nei tre settori.
La performance complessiva dell’Italia è ottima, posizionandosi in prima posizione. È bene dire che comunque le prestazioni sono leggermente peggiorate, perdendo un punto rispetto al 2020.
Tuttavia, grazie anche agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia potrebbe consolidare, se non ulteriormente migliorare, la sua leadership in questo settore.