Auckland eletta città più vivibile del mondo nel 2021
Come ogni anno l’Economist Intelligence Unit (EIU), la divisione di ricerca e analisi del Gruppo Economist, ha pubblicato i risultati del Global Liveability Index 2021. La città più vivibile risulta essere Auckland, la più grande città della Nuova Zelanda, seguita da Osaka, Giappone e Adelaide, Australia. Roma, unica città italiana menzionata nei risultati accessibili, non brilla certamente per la sua performance. In particolare, la Capitale ha perso 21 posizioni rispetto all’analisi precedente, posizionandosi al 57esimo posto al mondo.
Cosa troverai in questo articolo:
Come viene calcolato l’indice
Il Global Liveability Index è un indice aggregato che mira a valutare il livello della qualità della vita in 140 città al mondo. Il risultato è una classifica che indica le città con la migliore qualità della vita e quelle che invece offrono le condizioni peggiori.
Ad ogni città viene assegnato un rating, che è il risultato della combinazione di oltre 30 fattori differenti. Tra questi ci sono sia indicatori qualitativi che quantitativi. Per quanto riguarda i primi, un team di analisti esperti si occupa di assegnare un punteggio tenendo conto anche dei giudizi di gruppi di persone che vivono nelle città stesse. I secondi, invece, si basano su dati oggettivi e quindi il punteggio è calcolato in base alle performance della singola città in un determinato ambito.
I punteggi assegnati vanno da 1, considerato intolerable, a 100, considerato ideal. L’output finale è un punteggio complessivo per la singola città e un punteggio intermedio per ognuna delle categorie prese in considerazione.
Le categorie analizzate
Le categorie considerate sono cinque, ognuna con un peso relativo. Per ognuna di esse sono individuati i fattori più significativi, ai quali è assegnato un punteggio secondo i criteri esposti sopra.
Nella ricerca appena pubblicata sono stati introdotti nuovi indicatori per considerare l’impatto della pandemia sulla vivibilità delle città. Tra questi ci sono: la pressione sul sistema sanitario, le restrizioni sulle manifestazioni sportive, nei luoghi di cultura (eventi musicali, cinema e teatri), nei luoghi di aggregazione (ristoranti, bar, discoteche, ecc.) e negli istituti di istruzione (scuole e università).
Le categorie considerate sono:
- Stability, intesa come stabilità politica e sociale: microcriminalità, crimini violenti, minacce militari e conflitti civili sono tra i principali fattori considerati;
- Healthcare: disponibilità e qualità della sanità pubblica e privata, disponibilità di medicinali e indicatori generali legati alla sanità;
- Culture&Environment: condizioni climatiche, livello di corruzione, restrizioni sociali o religiose, censura, accessibilità a cultura e sport, beni di consumo e servizi;
- Education: disponibilità e qualità dell’istruzione pubblica e privata;
- Infrastructure: qualità della rete stradale, trasporti pubblici, collegamenti internazionali, qualità dell’energia, acqua e telecomunicazioni.
I fattori indicati per ciascuna categoria sono solo una parte del totale.
I pesi relativi assegnanti sono: 25% per Stability e Culture&Environment, 20% per Healthcare e Infrastructure, 10% per Education.
I risultati per il 2021: Auckland regina indiscussa
I dati raccolti per stilare la classifica sono relativi al periodo tra il 22 febbraio e il 21 marzo 2021, quindi i risultati molto probabilmente sono influenzati dalle diverse situazioni in cui si trovavano i vari Paesi in quel periodo.
In generale, l’indice medio globale è diminuito di 7 punti, se confrontato con i punteggi pre-pandemia. Sei città tra le prime dieci si trovano in Nuova Zelanda e Australia, dove grazie alla chiusura dei confini, i contagi sono rimasti contenuti e i cittadini hanno potuto vivere in modo relativamente normale. La categoria Healthcare ha subito il calo maggiore. Tuttavia, anche istruzione (Education) e Culture&Environment sono state profondamente colpite dalla pandemia.
La top 10 delle città più vivibili vede sul podio Auckland (Nuova Zelanda), Osaka (Giappone) e Adelaide (Australia). A seguire, in ordine, troviamo Wellington (Nuova Zelanda), Tokyo (Giappone), Perth (Australia), Zurigo (Svizzera), Ginevra (Svizzera), Melbourne (Australia) e Brisbane (Australia).
City | Location | Rank | Score | Stability | Healthcare | Education | Culture&Environment | Infrastructure |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Auckland | New Zealand | 1 | 96.0 | 95 | 95.8 | 97.9 | 100.0 | 92.9 |
Osaka | Japan | 2 | 94.2 | 100 | 100.0 | 83.1 | 91.7 | 96.4 |
Adelaide | Australia | 3 | 94.0 | 95 | 100.0 | 83.8 | 100.0 | 96.4 |
Wellington | New Zealand | 4 | 93.7 | 95 | 91.7 | 95.1 | 100.0 | 89.3 |
Tokyo | Japan | 4 | 93.7 | 100 | 100.0 | 84.0 | 91.7 | 92.9 |
Perth | Australia | 6 | 93.3 | 95 | 100.0 | 78.2 | 100.0 | 100.0 |
Zurich | Switzerland | 7 | 92.8 | 95 | 100.0 | 85.9 | 83.3 | 96.4 |
Geneva | Switzerland | 8 | 92.5 | 95 | 100.0 | 84.5 | 83.3 | 96.4 |
Melbourne | Australia | 8 | 92.5 | 95 | 83.3 | 88.2 | 100.0 | 100.0 |
Brisbane | Australia | 10 | 92.4 | 95 | 100.0 | 85.9 | 100.0 | 85.7 |
Per contro, la città con la peggiore qualità della vita è Damasco, in Siria, che chiude al 140esimo posto. Tra la 131esima e la 139esima troviamo: Caracas (Venezuela), Douala (Camerun), Harare (Zimbabwe), Karachi (Pakistan), Tripoli (Libia), Algeri (Algeria), Dhaka (Bangladesh), Port Moresby (Papua Nuova Guinea) e Lagos (Nigeria).
La situazione in Europa, Stati Uniti e Canada
Non figurano città europee, ad eccezione delle due svizzere, o statunitensi nella top 10 delle migliori città. Neppure le canadesi, come Toronto, Vancouver, Calgary e Montreal, quest’anno hanno raggiunto i punteggi altissimi a cui sono solitamente abituate. Anche Vienna, che fino al 2019 ha sempre occupato il primo o il secondo posto, quest’anno è scivolata al dodicesimo. Nel 2019, infatti, la classifica era abbastanza diversa. Le australiane Melbourne, Sidney e Adelaide occupavano rispettivamente il secondo, terzo e decimo posto. Le giapponesi Osaka e Tokyo il quarto e settimo posto. Primo posto per Vienna e nono posto per Copenaghen, mentre quelli rimanenti se li erano aggiudicati le canadesi Calgary, Vancouver, Toronto e Montreal.
Le cause di questi peggioramenti sono da ricondurre alle restrizioni dovute al Covid-19 imposte soprattutto su eventi sportivi e culturali, ma anche sulla scuola e l’università. L’impatto della pandemia in Europa è stato particolarmente violento e di conseguenza anche le misure restrittive sono state più stringenti. Senza inoltre dimenticare la pressione sui sistemi sanitari nazionali: nel periodo preso in considerazione per l’analisi l’Europa era nel pieno della seconda ondata.
L’unica eccezione è costituita da alcune città statunitensi, come Honolulu (Hawaii) e Houston (Texas), che hanno incrementato notevolmente il loro punteggio. Le cause sono da ricondurre all’intensa campagna vaccinale e all’allentamento delle restrizioni. In generale, le città europee sono quelle peggiorate maggiormente: le tedesche Amburgo, Francoforte e Düsseldorf hanno perso rispettivamente 34, 29 e 28 posizioni rispetto ai risultati precedenti. Un po’ meglio Roma che ne perde “solo” 21, attestandosi al 57esimo posto.
Conclusioni
Gli effetti del Covid-19 continueranno ad impattare le città, soprattutto quelle più povere. Le cause principali sono la scarsità di vaccini e la diffusione delle varianti, come in India ad esempio. Le città che invece inoculeranno vaccini con un ritmo più sostenuto riusciranno ad allentare le restrizioni, portando ad un miglioramento sia in termini di cultura e ambiente che di l’istruzione, con il ritorno degli studenti a scuola. La categoria che rimarrà sotto pressione è Healthcare. Finita l’emergenza per ricoverati da Covid-19 bisognerà affrontare quella dovuta al backlog di cure di altre patologie non legate al virus.