Nel 2010, due giovani fratelli irlandesi incalzarono Peter Thiel, uno dei primi investitori di Facebook nonché uno dei più importanti venture capitalist della Silicon Valley, sul perché il loro sistema di pagamento online fosse migliore di PayPal. La loro start-up, Stripe, avrebbe infatti semplificato enormemente i pagamenti online -e quindi “avrebbe aumentato il PIL di Internet”-: ecco la loro convinzione (non senza un po’ di sana spocchia).

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Un unicorno fintech

All’epoca, tuttavia, si presentarono alcuni ostacoli d’innanzi la scalata dei due fratelli irlandesi:

  • Stripe era ancora in fase embrionale: Patrick e John Collison, allora solo 21 e 19, ne avevano creato un prototipo mentre erano in vacanza e mancavano completamente di esperienza;
  • Thiel aveva fondato il loro principale rivale (il PayPal di cui sopra).

“Ricordo di essere stato molto critico nei confronti di PayPal. A metà della riunione ho pensato <hmmm, forse non è la strategia migliore>”

Patrick Collison

Nonostante ciò, Thiel decise di investire in questi due giovani: a ruota lo seguirono Musk e Michael Moritz (Investitore tecnologico di Sequioia Capital, tra i primi ad investire in Google). Un decennio dopo, Stripe è diventata un unicorno (i.e. start-up il cui valore supera il miliardo di dollari) da $95 miliardi, dopo aver raccolto $600 milioni questa settimana: tale cifra la rende la start-up più preziosa negli Stati Uniti, superando SpaceX ($74 miliardi), e permettendo ai fratelli Collison, ora di 32 e 30 anni, di incamerare una fortuna personale di oltre $ 10 miliardi ciascuno. Nel mondo è dietro solamente alle due cinesi ByteDance, valutata 140 miliardi di dollari, e Ant Group, circa 100 miliardi.

La società (avente sede sia in San Francisco che in Irlanda) ha affermato che utilizzerà i soldi della sua ultima raccolta di capitale per espandersi ulteriormente in Europa, con un piano per l’assunzione di 1000 dipendenti in 5 anni in Dublino. Il vecchio continente è infatti una regione chiave per Stripe, in quanto ingloba 31 dei 42 paesi in cui opera:

“Stiamo investendo moltissimo in Europa quest’anno, in particolare in Irlanda…L’opportunità di crescita per l’economia digitale europea è immensa”

John Collison

Stripe: il motivo del successo

Ma da cosa deriva il boom? Dietro il successo di Stripe c’è senza dubbio la sua facilità di utilizzo; inoltre, occorre sottolineare come il contesto di pandemia globale abbia senza dubbio giovato a tutte quelle società orbitanti attorno al pianeta e-commerce. Nello specifico, il software Stripe, che può essere implementato su app o siti web, si occupa di processare il pagamento tra utente e venditore, evitando a quest’ultimo di dover rapportarsi direttamente con le banche. Di seguito, un’infografica riassumente quanto detto.

L’eccellenza del prodotto è attestata, poi, dalle big corporation che utilizzano Stripe quale punto di riferimento in termini di transazioni digitali: tra queste, i nomi più noti sono: Instagram, Zoom, Shopify, Deliveroo, Uber, Amazon, Google. Analizzando la situazione più ad ampio raggio, le aziende che complessivamente hanno aderito alla piattaforma sono in toto più di 200mila e, dai dati che fornisce Stripe, il software nel 2020 ha gestito più di 5mila richieste di pagamenti al secondo.

Ecco, infine, uno spaccato delle tariffe applicate da Stripe:

  • Non sono previsti costi di attivazione o canoni mensili;
  • Vi è l’addebito di un costo fisso+una percentuale sul valore della transazione ogni volta che si accetta un pagamento con qualsiasi carta di credito o di debito (specificatamente, 1,4% + 0,25 euro per le carte europee / 2,9% + 0,25 euro per le carte non europee); tale addebito è rimosso se la transazione non va a buon fine;
  • Vi è l’addebito diretto SEPA dello 0,8% + 0,25 euro, con 5 euro di limite massimo.