Mckinsey e Recovery Plan: quando il giornalismo gioca con l’ambiguità

mckinsey recovery plan

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Much ado about nothing pare non essere più solo una commedia teatrale di William Shakespeare. Negli ambienti giornalistici e nei salotti televisivi, la ricerca dello scoop porta molti giornalisti ad essere frettolosi a discapito quindi di un’informazione obiettiva e di qualità.

Lo spazio concesso alle indiscrezioni diventa sempre più ampio ed i controlli sull’affidabilità della notizia sempre meno, rendendo terribile un clima già di per sé non proprio facile. È successo lo scorso anno con la fuga di notizie sul decreto che avrebbe portato la Lombardia in Lockdown ed è successo oggi con la “soffiata” inerente al coinvolgimento di Mckinsey da parte del Premier per la definizione del PNRR.  Ma andiamo per gradi e scopriamo cosa è successo.

“Draghi appalta il Recovery Plan ai privati”: ingenuità o malafede?

Questa mattina le maggiori testate giornalistiche come TPI e La Repubblica hanno riportato la notizia secondo cui il Governo Draghi avesse deciso di avvalersi della consulenza della multinazionale McKinsey l’elaborazione del Recovery Plan. Il titolo riportato lasciava intendere al lettore che Draghi avesse monopolizzato la stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza omettendo tutta la Pubblica Amministrazione.

Le dichiarazioni dai vari Partiti non sono tardate ad arrivare. Nicola Frantoianni, leader di Sinistra Italiana ha minacciato un’interrogazione parlamentare per fare luce sulla vicenda. Francesco Boccia, ex ministro per gli Affari regionali ha puntato il dito contro il Governo affermando che, qualora la notizia fosse vera, saremmo davanti ad una situazione abbastanza grave.

Di tutt’altra opinione, invece, il leader di Azione, Carlo Calenda ha affermato che “se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri. I consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. No polemiche inutili”

Mckinsey Recovery Plan: il comunicato stampa del MEF

Per fare luce sulla spinosa questione, il Ministero di Economia e Finanza ha rilasciato un Comunicato stampa in cui ha spiegato i rapporti con la società di consulenza.

“McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l’Amministrazione nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del PNRR. In merito ad articoli di stampa relativi ai rapporti in essere con la società McKinsey, si precisa che la governance del PNRR italiano è in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del MEF che si avvalgono di personale interno degli uffici.”  

Insomma, il ruolo della multinazionale americana è circoscritto alla semplice analisi ed elaborazione sui Piani Nazionali già consegnati dagli altri Paesi ed un supporto manageriale per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano.

Mckinsey e Recovery plan: cosa c’è di vero?

Mass Media e le responsabilità perdute

Per chi ha una certa dimestichezza con la Teoria della Comunicazione, dovrebbe conoscere quantomeno l’ipotesi di Agenda Setting teorizzata nel corso degli anni ‟70 da McCombs e Shaw.

“L’ipotesi dell’Agenda Setting non sostiene che i media cercano di persuadere […]; i media descrivendo e precisando la realtà esterna presentano al pubblico una lista di ciò intorno a cui avere un’opinione e discutere. L’assunto fondamentale dell’Agenda Setting è che la comprensione che la gente ha di gran parte della realtà sociale dai media. […]. In conseguenza dell’azione dei giornali, della televisione e degli altri mezzi di informazione, il pubblico è consapevole o ignora, dà attenzione o trascura, enfatizza o neglige elementi specifici degli scenari pubblici. La gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono od escludono dal proprio contenuto”.

Tra gli effetti dell’agenda, Shaw e McCombs hanno ipotizzato una Teoria Forte secondo cui gli effetti cognitivi determinati dai media si iscrivono nei sistemi valoriali dei destinatari, agendo indirettamente sui comportamenti collettivi.

Per questo motivo il comportamento dei mass media dovrebbe essere di maggiore responsabilità. Anni di trasmissioni televisive che hanno dato spazio a pratiche mediche non convenzionali senza nessuna evidenza scientifica, hanno portato la gente a non credere più agli scienziati e crescono i complotti. La continua ricerca di un capro espiatorio, che puntualmente coincide con i rappresentanti della fazione politica opposta, hanno portato ad una deresponsabilizzazione individuale.

In poche parole, non siamo più in grado di ammettere i nostri errori credendo che la colpa dei fallimenti italiani sia sempre di qualcun altro.