Oxford/AstraZeneca: in Germania rivisti i limiti di età per il vaccino
Thomas Mertens, responsabile della commissione tedesca deputata alla vaccinazione, ha informato tramite il canale televisivo ZDF che potrebbe esserci
Il suo feedback arriva in un momento di crescente preoccupazione dettato dal fatto che le quantità delle fiale di Oxford/AstraZeneca si stanno accumulando come inutilizzate in Europa, causa dubbi diffusi sulla sua efficacia da parte di Germania e Francia.
Cosa troverai in questo articolo:
Le somministrazioni del vaccino Oxford/AstraZeneca in Europa
Avvalendosi di dati aggiornati a sabato, la Germania ha somministrato solo 363.645 dosi di vaccino sulle 1,45 milioni consegnate – il 25%. Gli ufficiali sanitari regionali hanno affermato come migliaia di persone non si siano presentate agli appuntamenti una volta scoperto di essere state designate per l’iniezione della prima dose del vaccino di AstraZeneca. La Francia, inoltre, ha somministrato solo il 21% delle 1,1 milioni di dosi ricevute per la prima fornitura <all’inizio di febbraio>, secondo quanto riportato dal ministero della salute: la motivazione risiede nel fatto che vi sono stati esitazioni ed effetti collaterali tra i dipendenti sanitari.
Secondo gli ufficiali tedeschi, il motivo chiave della scarsa diffusione del vaccino Oxford/AstraZeneca è legato al fatto che la commissione di vaccinazione ha invitato a non utilizzare le dosi su persone di età superiore ai 65 anni – causa scarsità di dati affidabili sull’efficacia per questo cluster di età. In Francia, solamente le persone di età compresa tra i 50 ei 64 anni con co-morbilità e gli operatori sanitari hanno ricevuto il vaccino, mentre in Spagna suggeriscono che non venga utilizzato sui soggetti di età superiore ai 55 anni. L’Italia, al contrario, sta vaccinando i 65enni. Occorre tuttavia sottolineare abbia l’Agenzia europea per i medicinali (ovvero l’autorità di regolamentazione dell’UE) ne abbia approvato l’uso per tutte le persone di età pari o superiore a 18 anni.
Il dietrofront franco-tedesco
“Non abbiamo mai criticato il vaccino…solo che il set di dati per il gruppo di età superiore ai 65 anni non era buono, o non era adeguato “
ha detto Mertens, includendo il fatto che il report del vaccino era però migliorato “alla luce dei nuovi dati in arrivo” e citando una nuovissima ricerca scozzese, <che non è stata ancora sottoposta a peer review> affermante come il vaccino di Oxford/AstraZeneca, dopo 4 settimane dall’assunzione, azzeri quasi del tutto il pericolo di finire in ospedale (meno 94%). I suoi commenti fanno eco a quelli degli ufficiali sanitari francesi, oltre che di Angela Merkel e Emmanuel Macron, i quali negli ultimi giorni hanno cercato di ravvivare la credenza pubblica sul vaccino. Dopo aver detto a gennaio che il vaccino era “quasi inefficace”, l’inquilino dell’Eliseo ha infatti affermato due giorni fa che lo avrebbe preso se gli fosse stato fornito. Occorre aggiungere che la commisione per i vaccini della Haute Autorité de Sanité francese ha rifiutato di fornire una cronologia su quando avrebbe rivisto la sua raccomandazione riguardo l’uso di Oxford/AstraZeneca, tuttavia denotando come stesse valutando costantemente nuovi dati, compresa la ricerca scozzese.
Nel frattempo, un crescente numero di politici tedeschi chiede di allentare le rigide linee guida riguardo coloro che hanno diritto a una vaccinazione. Winifred Kretschmann, primo ministro dello stato sud-occidentale del Baden-Württemberg, ha fatto riferimento a un ripensamento delle priorità di vaccinazione:
“Non possiamo permetterci di avere vaccino inutilizzato perché alcuni di coloro che ne hanno diritto stanno rifiutando. Dovremmo poi allentare questo regime rigoroso e vaccinare le persone anche se, secondo il sistema di prioritizzazione, non è necessariamente il loro turno”.
La medesima opinione è stata espressa da Michael Kretschmer, primo ministro della Sassonia, in un’intervista al quotidiano Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung:
“Il sistema di prioritizzazione era un mezzo per gestire una carenza [nella disponibilità di vaccini], ora vediamo che ce n’è più di quanto possa essere somministrato, almeno a breve termine”.