Vigilia del Vaccine Day e le prime dosi di vaccino sono in arrivo e ne saranno somministrate 9750. Oggi i tir dell’azienda farmaceutica Pfizer sono arrivati allo Spallanzani. I restanti vaccini raggiungeranno le destinazioni via terra grazie all’impiego di 60 autoveicoli e altri 250 mezzi militari.
Insomma, si comincia a vedere una luce in fondo al tunnel e si respira un cauto ottimismo dei Paesi che iniziano le vaccinazioni di massa. Ma dall’altro lato vi è una preoccupazione non di poco conto. In 67 Paesi a basso reddito nove abitanti su dieci rischiano di non avere accesso al vaccino. E Amnesty International e Oxfam stanno alzando la voce su questa problematica.
Gli Stati Uniti hanno fornito miliardi di dollari per sostenere la ricerca, lo sviluppo e la produzione di cinque dei più promettenti vaccini contro il Covid-19. Li hanno portati avanti a una velocità e una scala che altrimenti sarebbero state impossibili. Ma il sostegno è arrivato grazie ad una condizione: che gli americani avessero accesso prioritario alle dosi prodotte nel loro Paese. Altre nazioni ricche si sono unite agli Stati Uniti per effettuare grandi preordini, spesso con opzioni per espandere gli accordi e acquisirne ancora di più.
Ma questo atteggiamento sta minando la capacità di molti paesi di effettuare acquisti tempestivi. Gli Stati Uniti si sono assicurati 100 milioni di dosi da Pfizer, con la possibilità di acquistarne altri 500 milioni, e 200 milioni da Moderna, con ulteriori 300 milioni in offerta.
Ha inoltre preordinato 810 milioni di dosi da AstraZeneca, Johnson & Johnson, Novavax e Sanofi combinate; accordi di espansione potrebbero spingere quel numero a 1,5 miliardi.
La Gran Bretagna ha richiesto 357 milioni di dosi da tutte quelle società, insieme a una piccola azienda, Valneva, con opzioni per acquistarne altri 152 milioni.
Ma le prospettive per la maggior parte del mondo in via di sviluppo sono disastrose.
A causa dei limiti di produzione, molti paesi a basso reddito potrebbero aspettare fino al 2024 per ottenere vaccini sufficienti per immunizzare completamente le loro popolazioni. Per affrontare l’ineguaglianza dei vaccini, l’Organizzazione mondiale della sanità e due organizzazioni non profit sostenute da Bill Gates hanno svolto uno sforzo per garantire un miliardo di dosi per 92 paesi poveri. Un miliardo in più andrebbe a dozzine di nazioni a reddito medio e alto.
L’Associazione Covax ha lottato per raccogliere fondi sufficienti per raggiungere il suo obiettivo; anche se lo facesse, un miliardo di dosi sarebbe sufficiente per meno del 20 per cento della popolazione di ogni paese povero.
Non tutte le Nazioni meno abbienti però avranno di questi problemi: l’India è sulla buona strada per produrre più dosi di vaccini per l’anno prossimo. Il Serum Institute of India, che ha contratti per grandi quantità di vaccini AstraZeneca e Novavax, ha promesso al governo indiano metà della sua produzione.
I Paesi più ricchi hanno acquistato la metà dei principali vaccini, parliamo di zone in cui vive meno di un sesto della popolazione.
Uno dei motivi di questa inuguaglianza riguarda il prezzo: sia per i vaccini di Pfizer che di Moderna sono alti e l’accesso ai Paesi a basso reddito sarà complicato.
Anche l’aspetto logistico-distributivo gioca un ruolo fondamentale vista le difficoltà legate alla cosiddetta “catena del freddo”. Centinaia di abitanti di queste zone rischia di non potersi vaccinare. Tutto questo nonostante Oxford-AstraZeneca si sia impegnata a fornire il 64% delle sue dosi nei Paesi in via di sviluppo.
L’agenzia che si occupa di povertà conosciuta come People’s Vaccine ha chiesto disperatamente a tutte le società farmaceutiche di condividere la tecnologia e la proprietà intellettuale attraverso l’Organizzazione Mondiale della Sanità in modo da produrre miliardi di dosi in più.
Inoltre ad alzare la voce è stata l’ Alleanza per il vaccino popolare, una rete di organizzazioni tra le quali Amnesty International, Frontline AIDS, Global Justice Now e Oxfam.
Questa Alleanza chiede ai governi di fare tutto ciò che è in loro potere per assicurare che i vaccini contro il Covid-19 possano essere un bene pubblico globale, a titolo gratuito e distribuito equamente a seconda delle necessità.
Premono molto sul mettere da parte la proprietà intellettuale, sforzando a collaborare e fornire assistenza ai Paesi meno fortunati.
L’Occidente ha opzionato una quantità di dosi di vaccino in grado di vaccinare il triplo della propria popolazione e questa disuguaglianza potrebbe costare molte vite umane.
“Questa pandemia è un problema globale che richiede una soluzione globale. L’economia globale continuerà a soffrire fino a quando la maggioranza del mondo non avrà accesso a un vaccino. In questa pandemia senza precedenti, occorre mettere da parte i profitti delle aziende farmaceutiche per salvare tanto l’umanità quanto l’economia”, ha sottolineato Lois Chingandu, direttore di Frontline AIDS.
Il V-day si avvicina: domani saranno iniettate le prime dosi del farmaco. Un camion frigo ha trasportato le prime fiale del vaccino e sono arrivate il giorno di Natale a Roma. Le Forze dell’ordine lo hanno scortato dal Brennero il tir giunto dal Belgio. Le 9.750 dosi sono state portate allo Spallanzani per un tragitto di poco più di 12 chilometri. Le dosi saranno ora suddivise per essere consegnate dai militari in diversi punti del territorio nazionale per l’avvio della campagna vaccinale in programma da domani.
L’arrivo delle prime dosi di vaccino è uno “spiraglio di luce”, ha detto il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, a RaiNews 24.
“Nei prossimi mesi continueremo questa campagna – ha affermato Arcuri – per portare il nostro paese, nei tempi in cui sarà possibile, fuori da questa emergenza. Domani sarà un giorno simbolico molto emozionante, molto partecipato. Siamo convinti che tutti i cittadini comprenderanno l’importanza di questo momento”.
La speranza è che questo incubo, grazie alla collaborazione di tutti, si riesca ad uscire da questo terribile incubo.