Gymshark: il marchio da 1,4 miliardi di dollari

Quanto è importante il marketing per un’azienda? Le mosse giuste, possono fruttare cifre per miliardi di dollari.

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Negli ultimi giorni, ha fatto molto scalpore la notizia di Devon Lévesque, (professionista del mondo fitness) che ha “camminato” letteralmente a 4 zampe per New York City indossando gli abiti della startup Gymshark.

Cos’è Gymshark

Il marchio di abiti sportivi, ha penetrato il mercato puntando su una delle più famose strategie digitali: sponsorizzarsi tramite gli influencer. Ebbene si, con la bellezza di cifre tra i 10 mila e i 100 mila dollari, Gymshark paga proprio persone famose su instagram per sponsorizzare il prodotto. Il fondatore Ben Francis, 28 anni, è riuscito quindi insieme al suo team a creare una vera e propria community di giovani che ritrovano nei tessuti e forme del prodotto, il valore che cercavano. Queste quantità di denaro però, non sono certamente enormi; basta pensare ai soldi che spendono colossi come Nike e co. Con questo piccolo stratagemma, l’azienda è riuscita a ricavare circa 350 milioni di dollari con un rientro del 40%. Quest’anno inoltre, la Gymshark è stata acquistata dalla società di private equity General Atlantic per circa il 20% del marchio. Una grossa fetta comunque rimane al fondatore Francis.

Il marketing corretto

“C’è sempre quella persona in palestra che sembra sapere cosa sta facendo. Potrebbero non essere delle star, ma sono le persone che danno l’esempio: quelli sono il tipo di influencer con cui Gymshark vuole lavorare”. Afferma Gabriel Caillaux, co-presidente del General Atlantic.

Il business dell’abbigliamento sportivo, è molto grande: si parla sempre di Nike Adidas, colossi da 40 e 24 miliardi di dollari di fatturato. E se come dicevamo, cifre tra i 10 e i 100 milioni sembrano spropositate, allora il miliardo che Nike sborsa a LeBron James per tutta la vita è qualcosa di assurdo. Effettivamente, quanto può essere remunerativa la pubblicità tramite gli influencer è qualcosa che a volte sembra poco tangibile, ma di esempi nella storia ce ne sono davvero tanti. Gymshark fa più o meno quello che fanno i competitors: si trova un giovane influencer, propone un affare, guadagna. Ovviamente in maniera molto esigua rispetto ai leader di mercato. Grazie a quest’approccio, anche le vendite sono aumentate.

Come nasce Gymshark

Il tutto parte quando Francis aveva 18 anni. Iscrittosi in palestra, non trovava una maglietta adatta al suo fisico. Da qui, l’idea insieme ad un collega di università. Crearono una maglietta con uno squalo bianco raffigurato che sollevava i pesi e la misero in vendita online. “L’abbigliamento da bodybuilding non era disponibile qui. Tutti i miei eroi erano youtuber, quindi inviavo loro dei prodotti”. Successivamente, Francis si rese conto che le sue magliette avrebbero potuto lanciare un marchio in seguito all’apertura di uno stand in una fiera per bodybuilder. Sono stati sommersi da persone che volevano incontrare gli atleti, vedere il prodotto. Da li a poco, le vendite sono aumentate e con esse la necessità di creare un’azienda. In poco tempo tramite le evoluzioni del prodotto, sono riusciti a raggiungere una valutazione da circa un miliardo e mezzo di dollari.