De Cecco sotto inchiesta: grano francese spacciato per pugliese
Il pm Giuseppe Falasca della procura di Chieti ha messo sott’inchiesta il gruppo alimentare De Cecco con l’accusa di aver dichiarato come pugliese grano proveniente dalla Francia (trattasi, giuridicamente, di reato di frode in commercio): sono inoltre stati emanati tre avvisi di garanzia (nei confronti di Filippo Antonio De Cecco, presidente, Mario Aruffo, direttore acquisti, e Vincenzo Villani, ex direttore controllo qualità) ed è stata perquisita la sede di Fara San Martino del Gruppo alimentare, con comprensivo sequestro di materiale informatico e posta elettronica.
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Un primo richiamo già a Gennaio
De Cecco non è nuova all’essere posta sotto la lente d’ingrandimento da parte delle autorità competenti. Durante il gennaio appena trascorso, infatti, l’Antitrust aveva già ritenuto fuorvianti ed ingannevoli le informazioni sull’origine del grano (proveniente anche da Canada, California e Arizona) del gruppo alimentare. De Cecco è stata dunque costretta ad apportare tempestivamente modifiche alle etichette nonché al proprio sito (nella fattispecie: sulle confezioni di pasta vengono frontalmente rimosse le diciture ‘Metodo De Cecco’, ‘ricetta da oltre 130 anni’, ‘Made in Italy’, e la bandiera italiana. A queste è subentrata la scritta: “I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona”). In una nota, commenta così l’Antitrust la motivazione (qui il provvedimento nella sua interezza):
“Così da garantire al consumatore una informazione completa, fin dal primo contatto, sull’origine del grano utilizzato nella produzione della pasta”.
Tale provvedimento ha di fatto creato un precedente in quanto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha esteso i doveri di un produttore non solo nei confronti della semplice osservanza delle norme contenute nel Regolamento Ue 1169 del 2011 (i.e. obbligo di indicazione origine grano duro in etichetta) ma, nel caso in cui venga messa sotto i riflettori l’italianità del prodotto sulla confezione,
“si rende necessario controbilanciare tale enfasi con una più evidente e contestuale indicazione dell’origine del grano”.
Il grano francese di De Cecco
Continuando la cronistoria, il 2 ottobre 2019 la società francese Cavac vende (con fattura 31 gennaio) un lotto di 4,575 tonnellate di proprio grano -ovviamente transalpino- alla De Cecco. In una mail, datata 29 gennaio, dell’ufficio acquisti De Cecco si legge
“prossimo imbarco di grano francese – Fornitore Cavac-: domani verrà caricata nuova nave di grano francese. Ecco i dati necessari per le coperture assicurative: nave M/V Right Step di partenza Les Sables d’Olone, Francia”.
Il giorno successivo un ordine di acquisto parla esplicitamente di “grano francese”. Ma c’è di più: circa una settimana più tardi, tramite un’altra posta elettronica, il direttore acquisti Aruffo, scrive al capo mugnaio, al coordinatore del controllo di gestione e alla segreteria di Filippo Antonio De Cecco:
“Il presidente comunica che il grano francese in arrivo a Ortona il 13 febbraio dovrà essere considerato come grano pugliese”.
Immediatamente gli uffici aziendali mutavano l’ordine di acquisto del 30 gennaio in “grano pugliese”.
Finiscono dunque sott’inchiesta i vertici del colosso alimentare di Fara San Martino (Chieti), De Cecco. La Procura di competenza ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di frode in commercio.