Tassa Smart Working: ultima idea lanciata da Deutsche Bank

Tassa Smart Working

Tassa Smart Working

Niente da fare, se l’opinione pubblica fino a qualche settimana fa esaltava la modalità di lavoro a distanza come un approccio efficace in grado di aumentare la produttività ed abbassando i costi, per gli analisti del team di ricerca della Deutsche Bank non è così.

Per questo motivo, la prestigiosa banca tedesca starebbe pensando di applicare un prelievo fiscale ulteriore del 5% a chi sceglie lo Smart Working anche dopo la pandemia.

Tassa Smart Working: la nota del team

“Una volta che la pandemia sarà finita, lavorare da casa diventerà parte della ‘nuova normalità. Per questo a nostro parere chi sceglie questa modalità dovrebbe pagare per questo privilegio”. Una misura che porterebbe introiti per 48 miliardi di dollari all’anno negli USA e 16 miliardi di euro in Germania. Delle cifre che diventerebbero dei sussidi da erogare ai lavoratori a basso reddito che non possono lavorare da remoto.

Le motivazioni sono due:

  • Lavorare da casa comporterebbe un taglio delle spese per gli spostamenti, per l’abbigliamento, il pranzo;
  • Chi lavora da remoto contribuisce meno all’economia, diventando un ostacolo per la crescita.

Insomma, secondo gli analisti tedeschi, questa soluzione andrebbe a colpire le attività come i bar e i ristoranti , la cui mole di lavoro è correlata ai lavoratori in presenza.

Tassa Smart Working: Chi lavora da remoto è un privilegiato?

A quanto ammonterebbe questa tassa?

La tassa sullo Smart Working, avrebbe un nome ben preciso: “smart tax” e si pagherebbe solo all’infuori dei periodi in cui il lavoro da casa è chiesto dal governo. Il 5% della paga giornaliera e che ammonterebbe:

  1. 10 dollari al giorno negli USA, ipotizzando che sia applicata a redditi di 55 mila dollari;
  2. 7,5 euro in Europa per un reddito pari a 40 mila euro;
  3. 7 sterline per chi guadagna 35 mila sterline.

Secondo la Deutsche Bank, non è una punizione per chi ha questa “agevolazione” ma un aiuto i lavoratori che sono stati improvvisamente spostate da forze fuori dal loro controllo e che dovranno accettare lavori poco pagati mentre si riqualificano o decidono il prossimo passo da fare nella vita.

La risposta dei sindacati: “lo smart working sarebbe un privilegio”

Secondo il segretario generale della Uilca, Massimo Masi è rimasto basito dalla definizione di “lavoro privilegiato” al punto tale che i lavoratori debbano pagare per usufruirne. «Voglio spiegare al gruppo Deutsche Bank — prosegue Masi — che in Italia esiste lo Statuto dei Lavoratori ed esistono i sindacati, con cui vanno discusse e condivise eventuali nuove linee guida. Inoltre, ricordo al gruppo che in Italia il lavoro da remoto non è una concessione della banca al personale ma un diritto dei bancari, espressamente disciplinato nel rinnovo del contratto nazionale del credito, siglato il 19 dicembre 2019, quando la crisi legata al Covid-19 ancora non esisteva». «All’interno del contratto, infatti, è definito un articolo che disciplina il lavoro agile nel settore: oltre a inserire per tutto il settore linee guida comuni sullo smart working abbiamo ottenuto, primi in Italia e tra i primi in Europa, il diritto alla disconnessione, elemento fondamentale per garantire l’equilibrio tra vita lavorativa e vita personale», continua Masi.

La polemica di Masi

«Bene l’idea di pensare a quanti, a causa della pandemia, hanno subito e subiranno danni economici ma perché, mi chiedo, a essere penalizzati devono essere i bancari che, tra l’altro, in questi mesi di emergenza sanitaria e sociale hanno dato ampia prova di abnegazione e di responsabilità, senza mai tirarsi indietro e senza far mai mancare il proprio supporto alla comunità?», sottolinea Masi che conclude: «Dovrebbero essere i manager di questa banca a tassarsi, non i lavoratori che percepiscono uno stipendio di 1.500/1.800 euro. Credevamo che «la lotta di classe» o le divisioni fra lavoratori fossero un retaggio culturale degli anni passati. Consigliamo alla Deutsche Bank invece del più bieco populismo di aiutare di più le pmi, le imprese artigiane, le partite Iva con erogazioni del credito piuttosto che creare pretesti e divisioni inutili e pericolose.»

Conte: “Lo Smart Working crea disuguaglianze”

Secondo il premier Giuseppe Conte, lo Smart Working rappresenterebbe una necessità piuttosto che una nuova forma di organizzazione del lavoro. Ricorrervi sulla base di un’emergenza è un conto ma, una volta tornati alla normalità creerebbe disuguaglianze. Un lavoro pubblico avrebbe la possibilità di organizzarsi meglio e coniugare vita privata e lavoro, mantenendo un reddito garantito. “Le disuguaglianze ci impongono interventi selettivi. Le risorse pubbliche non devono essere distribuite a pioggia ma in modo mirato. Partite Iva, attività commerciali, precari, stagionali, spettacolo e turismo, sono quelli che soffrono di più, sono in grandissima sofferenza”.

l presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in videocollegamento all’evento ‘Futura: lavoro, ambiente, innovazione’, dialogando con il segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini. Durante lo stesso evento, il Presidente del Consiglio ha sfidato lo stesso Segretario “Sono d’accordo con Landini anche su un rafforzamento e aggiornamento dello Statuto dei lavoratori. Ma lancio uno sfida a Landini, lavoriamo anche per uno statuto dell’impresa”.