Viene lanciata una nuova venture innovativa: Vargronn. Da chi? Da due attori, i più forti del settore. Perchè parlarne? Perchè uno dei cardini è Made in Italy e si chiama Eni.
Periodo particolare questo. La spinta tecnologica data dal Coronavirus è molto elevata. Tanti sono i cambiamenti in atto e, sempre di più, è l’esigenza di andare avanti, creare. Tante sono le sfide che ci attendono nel prosieguo degli anni e dopo questo periodo, il mondo non sarà più lo stesso.
L’Energia? Anche quella cambierà. Stiamo diventando la “società del futuro” e, assieme ad essa, abbiamo bisogno di tanta “energia“.
Il gruppo di private equity norvegese HitecVision e l’italiana Eni hanno formato una joint venture per cercare di entrare nel mercato del rinnovabile nord-europeo. La base di partenza? Essere già in accordo su l’energia che muove il mondo ora: il petrolio.
E’ così che nasce Vargronn, posseduta al 69,6% da Eni. Lo scopo? Installare 1 gigawatt di capacità elettrica con una data molto simbolica: il 2030.
Come iniziare? Si mira proprio all’eolico offshore in una prossima gara d’appalto in Norvegia.
“Ciò comporterebbe un investimento di circa 200 milioni di euro (236 milioni di dollari) l’anno, quindi circa 2 miliardi di euro in totale”, secondo l’amministratore delegato di Vaargroenn, Olav Hetland parlando ai giornalisti di Reuters.
La nuova società potrebbe costruire turbine eoliche sia fisse che galleggianti al largo della Norvegia e in futuro esaminerà anche l’eolico “onshore” nei paesi nordici, ha detto Hetland, che ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’eolico offshore presso la più grande compagnia elettrica norvegese, Statkraft.
La Norvegia è il più grande produttore di petrolio dell’Europa occidentale, ma genera la maggior parte della sua elettricità in centrali idroelettriche e ha spinto per aumentare la capacità delle energie rinnovabili per soddisfare la domanda crescente prevista di veicoli elettrici. Il Paese vanta già il maggior numero di veicoli elettrici pro capite al mondo.
“Questa nuova joint venture si inserisce nella strategia complessiva di Eni per la decarbonizzazione e contribuisce all’avanzamento del nostro percorso di trasformazione verso l’energia verde e l’economia circolare” stando a quanto dice Massimo Mondazzi, Direttore Generale Energy Evolution di Eni, che continua “I progetti eolici offshore possono offrire a Eni l’opportunità di sviluppare ulteriormente le proprie competenze offshore, implementare tecnologie innovative e promuovere la digitalizzazione lungo tutta la catena del valore delle energie rinnovabili”.
La Norvegia ha aperto due aree per lo sviluppo di energia eolica offshore nel Mare del Nord, inclusa una adatta per turbine eoliche fisse lungo il confine marittimo con la Danimarca.
Come già accennato prima, i due attori in gioco possedevano già una joint venture denominata Vaar Energi. Questa è un’azienda petrolifera e di altri gas che è stata costruita dalle due, nel 2018. Assetto proprietario identico, gestisce alcuni giacimenti petroliferi al largo della Norvegia, compreso il giacimento petrolifero Arctic Goliat.
Eni punta a ridurre le proprie emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050 in termini assoluti, comprese le emissioni di prodotti raffinati come il diesel o la benzina quando utilizzati dai clienti per guidare le auto, ad esempio.