Il nuovo DPCM del 3 novembre ha definito la Calabria unica zona rossa del Sud Italia. Le ultime disposizioni, in modo del tutto inaspettato, hanno collocato la Calabria tra le regioni soggette alle restrizioni più severe – insieme a Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta. Si tratta di una decisione dettata non dai numeri di contagi, ma dalla situazione sanitaria disastrata.
Le disposizioni contenute nell’ultimo DPCM sono dettate da un piano di monitoraggio della curva dei contagi che si basa su ben 21 parametri. Più elevata è la circolazione del virus e il rischio di tenuta del servizio sanitario, più le misure decise dal Governo sono restrittive.
Mentre la Lombardia conta in media 6mila casi giornalieri, il Piemonte più di 3mila, la Calabria non ha mai raggiunto i 300 nuovi contagi al giorno. Nonostante i numeri relativamente bassi, sono altri i fattori che rischiano di portare il sistema al collasso. Secondo gli esperti, se nelle prossime settimane si riconferma un Rt superiore ad 1.66 ed un’incidenza pari a 166.73 per 10mila, la probabilità che i posti in terapia intensiva siano occupati oltre il 30% e quelli in reparto oltre il 40% sale a più del 50%.
Già nelle scorse settimane si erano registrate diverse situazioni critiche. Sia l’ospedale Pugliese Ciaccio che il Policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro, hanno dichiarato di aver esaurito i posti nei reparti di malattie infettive. Stessa scenario si è poi ripetuto a Cosenza nel reparto Pneumologia e Malattie infettive e nella nuova Terapia Intensiva Covid del Mater Domini. Solo a Reggio Calabria è stata allestita una nuova area Covid da reparti dismessi.
Anche sul fronte del personale, si è provato a correre ai ripari. Sono stati pubblicati 7 avvisi per il reclutamento di infettivologi, chirurghi, pneumologi, radiologi e neuroradiologi, ma sono stati convocati anche infermieri, tecnici e oss già in graduatoria. In tempi record è stata autorizzata l’assunzione di ben 209 tra infermieri, medici e oss.
Il DPCM del maggio scorso aveva destinato alla Calabria ben 86milioni di euro per l’acquisto delle apparecchiature necessarie negli ospedali e poliambulatori. Nei decreti firmati dal commissario ad acta per la sanità, il generale Saverio Cotticelli, tra giugno e luglio, si indicavano necessarie la realizzazione di un centro Covid regionale, di Covid-hotel, l’assunzione di 500 unità di personale medico e paramedico a tempo determinato e indeterminato, la realizzazione di 136 nuovi posti di terapia intensiva e di 134 di sub-intensiva. Le misure per prepararsi ad una seconda ondata di Covid-19, dunque, erano state programmate, finanziate, ma mai realizzate.
Ecco perché i dati attuali dei contagi per la Calabria hanno destato allarmi. Oltre ad essere impreparati a fronteggiare una nuova ondata di Covid-19, gli ospedali pubblici non riescono a garantire neanche l’ordinaria attività da più di una settimana. Per evitare le misure restrittive non è bastata la tardiva correzione al ribasso del bollettino di martedì sera. La riduzione dei posti in terapia intensiva da 26 a 10 è stata poi giustificata dal conteggio dei soli pazienti intubati.