Una piccola buona notizia per l’Italia durante questa emergenza sanitaria: dopo la contrazione del secondo trimestre (-13%) tra agosto e settembre il Pil italiano ha visto un deciso rimbalzo del 16,1%. Invece su base annua, si registra un calo del 4,7%, l’Italia ha fatto meglio anche dei cugini tedeschi che nel terzo trimestre ha avuto un rimbalzo del 8,2% rispetto ai tre mesi precedenti.
Una notizia inaspettata poiché le previsioni segnalavano una crescita poco superiore al 13%. Anche Bankitalia aveva indicato una crescita del 12%.
Chi ha eseguito lockdown più duri e pesanti ha registrato riprese maggiori come spiega Fedele de Novellis: “I dati in generale mostrano un effetto di recupero con le riaperture decisamente marcato in tutti i paesi europei, superiore alle attese. Naturalmente, l’effetto delle riaperture è proporzionale a quello delle chiusure, ed è per questo che paesi come Spagna e Francia, oltre all’Italia rimbalzano molto”.
Questo fornisce nuove informazioni su come influiscano le varie dimensioni, perimetri e durate delle diverse misure anti-contagio producendo di conseguenza effetti differenti. Permette quindi di valutare bene quali attività aprire e quali chiudere consentendo di tutelare sia la salute e l’economia.
Come fa notare anche Sergio De Nardis, nel quarto trimestre ci sarà una nuova caduta dovuta alla nuova impennata di contagi. L’andamento del PIL fino al termine dell’emergenza sanitaria avrà un andamento discontinuo per questo motivo si avranno rimbalzi forti intervallati da momenti di stagnazione.
La contrazione invernale, quindi, potrebbe portare una revisione al ribasso della stima da parte del governo del PIL 2020 che al momento si aggira -9% e che avrà effetti anche durante il prossimo anno. Soprattutto se l’indebolimento si protrarrà anche durante il 2021.
Nonostante un recupero nel terzo trimestre misurato da una crescita congiunturale del PIL pari a 16,1%, il volume del PIL si riporta ai livelli registrati nella prima metà del 2015. Il rischio è quello di innescare un sistema pericoloso aumentando il risparmio e abbassando i consumi portando ad una rovinosa caduta della domanda aggregata e dei redditi. Logicamente, l’incertezza e la debolezza della congiuntura portano alla propensione al risparmio rallentando la ripresa degli investimenti e fermando l’attività produttiva.
Questa ripresa più forte delle attese dovrebbe garantire una certa stabilità tale per cui non si dovrebbe ritoccare la previsione per il 2020 del Mef entro cui è stata realizzata la Legge di bilancio.
L’Istat ha anche aggiornato i dati relativi ai prezzi che segnala un’inflazione negativa per ottobre per il sesto mese consecutivo ma che è dimezzata rispetto a Settembre. L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi ha registrato una diminuzione dello 0,3% (da -0,6% di settembre) mentre ritorna con valori positivi quella su base mensile registrando un +0,2% (-0,7% a settembre). L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.