Covid-19

Coronavirus, Palù “il 95 % dei casi asintomatici”. Ma i dati sono errati

La guerra a colpi di interviste dei virologi non sembra volgere al termine. Anzi, con le loro dichiarazioni sulle varie testate continuano ad alimentare confusione. Come se non bastasse, oltre alla confusione politica e al disagio economico si sta alimentando, purtroppo, una sfiducia verso gli uomini di Scienza di cui in questo momento abbiamo terribilmente bisogno.

Non ultima a far scalpore è la trovata del virologo Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, sulle pagine del Corriere della Sera. Egli sostiene che “Il 95% dei positivi è asintomatico. Chiudere tutto? No, basta con l’isteria”. Ma i dati divulgati dall’ISS dicono ben altro.

Coronavirus, Palù: i dati ISS smentiscono le sue parole

L’Istituto Superiore di Sanità, lo scorso 17 ottobre 2020 ha pubblicato sul portale Epicentro il documento “Epidemia COVID-19. Aggiornamento nazionale 13 ottobre 2020”. Il numero degli asintomatici sono presenti a pagina 19, tabella numero 17 alla voce “«percentuali di casi di Covid19 diagnosticati in Italia per lo stato clinico al momento della diagnosi e settimana di diagnosi». Al 13 ottobre, la percentuale degli asintomatici si aggira attorno al 55,9% . Percentuale ridotta rispetto alla settimana precedente mentre sono in aumento i casi con uno stato clinico lieve al momento della diagnosi.

La curva epidemica, dopo un lungo periodo con un trend in discesa, da nove settimane il numero dei casi è in aumento.

Le terapie intensive continuano a crescere a ritmi esponenziali ed il rischio è che la seconda ondata possa essere più devastante della prima.

Dati terapie intensive. Fonte: Il Sole 24 Ore

Quali sarebbero le conseguenze di un ulteriore lockdown?

Il lockdown generalizzato come a marzo sembra essere un’ipotesi abbastanza lontana, quasi impercorribile per le conseguenze economiche e psicologiche che avrebbe sulla popolazione. Lo stesso premier Conte ed i ministri sembrano allontanare questo scenario.

Nell’ultimo NADEF, il PIL italiani è visto in calo del 9% con una stima di rimbalzo per il 2021 del 6%. Queste previsioni rappresentano la visione più rosea che si riesca a fermare i contagi. In caso di un nuovo lockdown le previsioni sarebbero decisamente drammatiche:

  • Il Pil scenderebbe del 10,5% con un rimbalzo per il 2021 dell’1,8%;
  • La recessione rinvierebbe la ripresa alla situazione pre-Covid al biennio 2022/2023;
  • Un rapporto debito/PIL già al 150% è già rischioso secondo la Banca d’Italia e un riequilibrio dei conti nazionali nel medio termine non sarebbe possibile.

Per quanto riguarda il Turismo, secondo l’analisi della Coldiretti, avrebbe una perdita del 4,1 miliardi durante il periodo natalizio. Che si va a sommare alla perdita di 23 miliardi a causa della diminuzione dei turisti stranieri durante la scorsa estate. Per non parlare delle spese aggiuntive durante il periodo natalizio che ammontano a 30 miliardi di euro ogni anno. L’indotto andrebbe a perdere 110 miliardi di euro.

Bozza del nuovo DPCM: stretta sui luoghi di assembramento

Nel frattempo, circolano voci sul nuovo DPCM che dovrebbe fermare le attività come palestre, piscine e sale giochi. Anticipo anche dell’orario di chiusura per le attività di ristorazione. Si è discusso anche del divieto di spostamento tra le regioni ma ancora non vi è la decisione se inserirlo o meno nel nuovo Decreto. I bar e i ristoranti chiuderanno alle 18, con possibilità di lavorare con l’asporto mentre tutti i negozi rimarranno aperti.

Tutte le attività rimarranno chiuse la domenica e il fine settimana. La vendita d’asporto e servizi a domicilio saranno concessa fino alle 24.  Il consumo di cibi e bevande, fino alle 18, è concesso al massimo di quattro persone per tavolo, escluso il caso di conviventi-

Sospese anche le attività nei centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. L’attività sportiva che in genere è svolta presso centri e circoli pubblici e privati, sono consentiti ma nel rispetto delle norme igienico-sanitarie già previste dai precedenti decreti.

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Gabriele Proto