Il fenomeno del divario di competenze è una delle questioni più urgenti che l’industria deve affrontare oggi, rafforzando la necessità per le industrie di evolversi alla luce delle nuove tecnologie introdotte dalla rapida digitalizzazione nella produzione. La cosiddetta quarta rivoluzione industriale sta innovando il tessuto industriale mondiale attraverso la creazione di nuove tecnologie come: Industrial Internet of Things (IIoT), Robotics, Automation, Artificial Intelligence (AI), Virtual and Augmented Reality.
Le skills necessarie in questo ambiente altamente tecnologico richiedono ai lavoratori elevate capacità di capire ed operare attraverso competenze cognitive piuttosto che manuali per interagire con sistemi connessi ed “intelligenti”. Inoltre, l’indagine del 2017 della Banca europea per gli investimenti (EIB) ha rivelato che le imprese europee ritengono che la limitata disponibilità di competenze sia un ostacolo fondamentale per gli investimenti. Come mostra il grafico sottostante, il 72% delle imprese europee lo ritiene un ostacolo agli investimenti, con un leggero aumento rispetto alla precedente indagine della EIB del 2016.
Le dimensioni mutevoli dell’economia sono un importante fattore determinante per le future dinamiche occupazionali. Quando l’economia cresce rapidamente, la crescita si traduce spesso in una crescente carenza di competenze semplicemente perché i sistemi di formazione e l’istruzione non possono rispondere alla domanda di lavoratori e competenze del datore di lavoro in modo sufficientemente rapido. Una crescente carenza di competenze potrebbe impedire la realizzazione del potenziale della digitalizzazione. Nei prossimi dieci anni, solo nei paesi del G20, le esigenze insoddisfatte dell’era tecnologica potrebbero costare fino a 11,5 trilioni di dollari di crescita del PIL.
Tradizionalmente nell’ambiente industriale, le competenze richieste erano strutturate in competenze tecniche, definite anche “hard skills” e “soft skills”. Le competenze tecniche comprendono, ad esempio, il funzionamento di una macchina CNC, la saldatura di tubi, la progettazione di un quadro elettrico, ecc. Le soft skills, invece, descrivono competenze quali l’attenzione ai dettagli, il pensiero tridimensionale e la capacità di lavorare in team interdisciplinari.
Secondo uno studio del World Manufacturing Forum (WMF) del 2019, al lavoratore saranno richieste meno abilità manuali e competenze digitali più astratte, come la comprensione dello stato di avanzamento del pezzo in lavorazione nella macchina, in base alle letture dei sensori, invece di “toccare il pezzo”, per identificare potenziali problemi di qualità. Agli operatori sarà richiesto di imparare costantemente e di adattarsi alle condizioni e alle esigenze mutevoli poste dal lato digitale della produzione.
Il WMF individua 10 skills principali nell’ambito dell’industria manifatturiera:
1. L’alfabetizzazione digitale come capacità olistica di interagire, comprendere, abilitare epersino sviluppare nuovi sistemi, tecnologie, applicazioni e strumenti di produzione digitale
2. Capacità di utilizzare e progettare nuove soluzioni di AI e di analisi dei dati, interpretandocriticamente i risultati
3. Risoluzione creativa dei problemi in tempi di abbondanti dati e opportunità tecnologichenei sistemi di produzione intelligenti
4. Una forte mentalità imprenditoriale che comprende la proattività e la capacità di pensarefuori dagli schemi
5. Capacità di lavorare fisicamente e psicologicamente in modo sicuro ed efficace con le nuove tecnologie
6. Mentalità interculturale e interdisciplinare, inclusiva e orientata alla diversità per affrontarele nuove sfide derivanti da una forza lavoro manifatturiera più diversificata
7. Sicurezza informatica, privacy e consapevolezza dei dati/informazioni per comprenderel’impronta digitale in rapido aumento della catena del valore della produzione
8. Capacità di gestire la crescente complessità di numerosi requisiti e compiti simultanei
9. Efficaci capacità di comunicazione con le persone, l’IT e i sistemi di intelligenza artificialeattraverso diverse piattaforme e tecnologie
10. Apertura mentale verso il cambiamento costante e capacità di trasformazione che mettono costantemente in discussione lo status quo e avviano il trasferimento di conoscenze da altri settori.
Analizzando questo scenario, il mondo dell’industria slitterà verso ruoli sempre più collaborativi ed interdisciplinari dove le capacità di comprendere realtà digitali, saranno i punti di forza di un ambiente connesso ed automatizzato. I lavoratori quindi dovranno sempre di più svolgere task meno ripetitivi che richiedono la creazione di nuovi ruoli come ad esempio: Lean 4.0 Engineers, Big Data scientists, esperti in robotica e consulenti digitali. Senza la risorsa umana non esiste progetto, prototipo, sperimentazione. Senza il decisore umano non esiste impresa. Senza il genio umano non esiste Industria. Può sembrare un discorso retorico, ma non lo è. L’esperienza empirica, anche quella nazionale, ce lo dimostra chiaramente.
Le aziende che più stanno cavalcando e beneficiando dell’Industria 4.0, sono sempre quelle in cui esiste un chiaro e definito attore del cambiamento digitale.
Un manager, un responsabile, un key user, un gruppo di lavoro, una task force che immagina come usare le tecnologie e che ne segue l’implementazione, spesso anche rivedendo ruoli e responsabilità̀. E che progetta le tecnologie intorno all’Uomo, e non al posto dell’Uomo. È una risorsa intelligente – spesso un gruppo di persone di diversa estrazione, che compone un vero e proprio ecosistema di intelligenze – che studia, si incuriosisce, sperimenta, implementa tecnologie e modifica processi.