Menarini investe 150 milioni di euro per l’apertura di un nuovo polo produttivo in provincia di Firenze aggiungendo lo stabilimento di Sesto Fiorentino ai suoi 16 stabilimenti di produzione. Per il nuovo stabilimento da 150 milioni di euro, la casa farmaceutica italiana punterà su tecnologie di smart manufacturing e sulla sostenibilità ambientale in un’ottica di industria 4.0. Oltre alla notizia in sé, a rivelarsi interessanti sono anche la strategia della multinazionale italiana, le motivazioni che si celano dietro questa scelta e le sue ricadute.
Prima tra le big della farmaceutica italiana, Menarini chiude il 2019 con un fatturato di quasi 3,8 miliardi di euro (+3,2% rispetto al 2018), di cui il 77% di export, e un ebitda di 492 milioni di euro (+23%). L’azienda ha 6 centri di ricerca, di cui 4 in Italia, e 16 stabilimenti di produzione di farmaci nel mondo. A questi ultimi si aggiungerà il Polo di Sesto Fiorentino, un investimento da 150 milioni di euro che porterà 250 posti di lavori (circa 500 se si considera l’indotto), secondo quanto riportato dal Corriere.it. Lo stabilimento, di 40.000 metri quadrati, avrà una capacità produttiva di circa 100 milioni di confezioni equivalenti a circa 3 miliardi di compresse l’anno per patologie cardiovascolari, metabolismo e allergie. Dalle prime dichiarazioni, lo stabilimento sarà un polo produttivo d’avanguardia, con un alto grado di automatizzazione e digitalizzazione e che fa della sostenibilità ambientale un obiettivo imprescindibile.
Secondo le dichiarazioni riportate da Forbes di Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del board di Menarini, quella dello stabilimento di Sesto Fiorentino “una decisione di cuore, condivisa con il cda: privilegiare il nostro Paese, e farlo subito, con un investimento di 150 milioni che dia immediatamente un contributo all’economia e all’occupazione”. Lo stesso presidente del gruppo Menarini, Eric Cornut, parla di una decisione “patriottica e intelligente” anche in un’ottica di sicurezza di approvvigionamento dei farmaci. Risulta interessante sottolineare il protocollo di intesa firmato tra Regione, Comune, Città metropolitana e azienda. La Regione si impegna per l’attivazione di contributi regionali e nazionali e ci sarà una coordinazione tra la Regione, l’azienda e i vari livelli territoriali per la gestione delle “complessità autorizzative e realizzative”, secondo quanto dichiarato dal Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. La realizzazione dello stabilimento a Sesto Fiorentino prevede il recupero di un’area industriale dismessa, inserendosi in un filone positivo di investimenti nazionali che, tramite l’interazione con gli enti locali, riescono ad avere impatti positivi sia a livello nazionale che territoriale in termini economici, di occupazione e di tutela ambientale.
Lo scorso settembre la nomina della nuova CEO Elcin Barker Ergun segue una strategia di rafforzamento della governance della società e persegue l’obiettivo di una maggiore internazionalizzazione e accelerazione della crescita. Ad una prima analisi, dunque, l’investimento di Menarini nello stabilimento di Firenze può sembrare in controtendenza rispetto agli obiettivi di espansione geografica del passato recente. Tuttavia, la vocazione internazionale dell’azienda rimane: come riportato il Sole24Ore, solo un paio di settimane fa Menarini ha annunciato l’acquisizione (tramite OPA) dell’azienda oncologia statunitense Stemline Therapeutics, quotata al Nasdaq, per un prezzo massimo pari a 677 milioni di dollari. Dai dati presentati all’inizio e da queste due operazioni emergono la competitività e la potenza finanziaria della maggiore azienda farmaceutica italiana.