Sia mascherina che tampone? Si può! E costa meno

A technician scanning test tubes containing live samples of the coronavirus at the Robert Ballanger hospital near Paris on April 30.

credits: BusinessInsider

Negli ultimi sei anni, i bioingegneri del MIT e di Harvard hanno sviluppato sensori in grado di rilevare virus come Zika ed Ebola. Jim Collins, professore di bioingegneria al MIT, ha detto a Business Insider che i controlli della temperatura sono “un mezzo di screening facile da usare”, ma hanno una capacità “molto bassa” di identificare la maggior parte dei casi di coronavirus.

MIT & Harvard

Il laboratorio di Collins sta lavorando per creare un approccio più diretto all’identificazione dei casi: una mascherina facciale con sensori in grado di rilevare particelle di coronavirus quando una persona parla, tossisce, starnutisce o respira. Ma il prodotto è ancora in fase di ricerca e non è ancora stato fabbricato.

Una soluzione di diagnosi più economica e più rapida

I sensori potrebbero offrire una forma di rilevamento più economica, più rapida e più sensibile rispetto ai test diagnostici tradizionali. Nel 2016 il team ha stimato che i sensori costano circa $20 ciascuno per lo sviluppo, mentre il test stesso costa $1 o meno per la produzione. Un prezzo molto vantaggioso dato che è in netto contrasto con quello che la gente oggi si fa pagare per il test COVID-19; $36 per il test sviluppato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, e $51 per quello sviluppato da laboratori privati.

Interessante è il fatto che la mascherina protettiva, con l’integrazione dei sensori, avrebbe una duplice funzione. Attraverso l’utilizzo di una mascherina poco costosa, si potrebbe immaginare di avere una distribuzione diffusa e di usare le mascherine per diagnosticare gli individui che si trovano nelle prime fasi dell’infezione e che non sono ancora sintomatici.

Jim Collins
Jim Collins

Collins pensa che i suoi sensori potrebbero identificare più casi individuando il virus in sé, piuttosto che i suoi sintomi. Questa soluzione quindi, potrebbe portare a dei vantaggi anche nella riduzione dei tempi di diagnosi rispetto ai metodi finora utilizzati quali il test sierologico ed il tampone.

La mascherina, una volta indossata, può produrre un responso del test entro 2 o 3 ore. I test attuali, invece, impiegano circa 24 ore per produrre dei risultati e a volte i pazienti non ricevono un responso prima di giorni.

Data l’elevata percentuale di successo ed i bassi ostacoli allo sviluppo, i sensori garantiscono una diagnosi di alta sicurezza (riducendo sia i falsi negativi che i falsi positivi) minimizzando ,al tempo stesso, i costi.

Quando sarà disponibile la vendita sul mercato?

L’obiettivo del laboratorio, secondo Collins, è quello di iniziare a produrre le mascherine per la distribuzione al pubblico entro la fine dell’estate. Questo vuol dire che passerà ancora un pò di tempo prima che le mascherine vengano distribuite sul nostro mercato europeo. Come riportato da Collins nell’intervista con l’Allen Institute, ci sono ancora molti punti interrogativi che i ricercatori devono risolvere, come per esempio il problema della sicurezza e dello smaltimento delle mascherine o dell’installazione dei sensori sulle mascherine stesse. Altro nodo importante da sbrogliare riguarda il tema della produzione e della distribuzione delle mascherine stesse. Il lavoro del loro lancio sul mercato e della selezione dei produttori e dei canali di distribuzione , risulta essere un processo dispendioso in termini sia di tempi che di costi.