Conclusa l’integrazione fra i due colossi del farmaceutico: Takeda e Shire
Sono molte le aziende che optano per un’integrazione orizzontale, oggi parliamo di Takeda: azienda farmaceutica che ha da poco concluso quest’operazione.
E’ notizia di qualche giorno fa, il completamento dell’integrazione tra Takeda e Shire (annunciata nel lontano gennaio 2019), i due colossi del settore farmaceutico specializzati nel campo delle malattie rare e nella lavorazione del plasma. Si apre adesso, una nuova fase nel nostro paese per la multinazionale, composta da grossi investimenti che ruotano attorno a cifre come 50 milioni di euro.
Cosa troverai in questo articolo:
In cosa consiste l’integrazione?
Quando si parla di integrazione orizzontale tra due aziende (come nel caso del nostro articolo), si intende un’espansione dell’attività dell’impresa verso prodotti, servizi o processi che siano affini a quelli già offerti. Questa strategia, che appartiene al livello corporate, è molto utilizzata dalle aziende che raggiungono il livello di saturazione del mercato, e per tale motivo puntano all’acquisizione/assorbimento di un’altra impresa che opera nello stesso settore. Nel caso trattato, abbiamo l’esempio tangibile del gruppo Takeda che acquisisce Shire creando un nuovo leader di mercato.
Takeda Italia
Con la conclusione di quest’operato, nasce la nuova Takeda Italia. Il gruppo, con sede principale in Giappone e quotato nella borsa di Tokyo, ha raggiunto una presenza nel mondo di oltre 80 Paesi, arrivando ad un fatturato aggregato superiore ai 30 miliardi di dollari e soluzioni terapeutiche nelle aree di: oncologia, malattia gastrointestinali, malattie rare e terapie derivate dal plasma e vaccini. L’azienda in realtà fonda le prime radici in Italia nel 1982 a Catania come associata della Takeda Pharmaceutical, passando poi a Novara ove realizza un sito produttivo per la fabbricazione, il controllo e il confezionamento di alcuni medicinali specifici del gruppo, commercializzati in Europa. Maggiori dati sulle borse mondiali al sito Dailyforex.com.
[bquote by=”Rita Cataldo” other=”Amministratore delegato Takeda Italia”]”L’unione dei due key player del pharma è un’opportunità di nuovi trattamenti per pazienti e operatori sanitari, e di sviluppo e crescita per professionisti e comparto. Oggi l’azienda mette a disposizione del sistema Italia competenze e capacità ampliate nell’ambito della biofarmaceutica e della digital health con un unico obiettivo: garantire un futuro in cui l’accesso alla salute sia basato su trattamenti all’avanguardia per i pazienti ancora privi di soluzioni terapeutiche adeguate, servizi di home therapy, programmi di supporto e sistemi digitali innovativi”[/bquote]
L’azienda inoltre, è impegnata anche contro il coronavirus: il gruppo infatti, collaborando con altre aziende nel settore del plasma, sta cercando di accelerare lo sviluppo di una potenziale terapia a base di immunoglobuline per il trattamento dei pazienti affetti da Covid 19.
Gli investimenti per il nostro Paese
In Italia, Takeda è presente con farmaci in: oncologia, diabetologia, cardiologia, urologia e tante altre, per un totale di oltre 40 farmaci per malattie rare, e il focus sul lancio di 17 nuove terapie nell’arco dei prossimi 5 anni. Va da sé che la nascita di questo colosso non può che giovare al nostro Paese, che rappresenta uno dei mercati leader per l’azienda in Europa. Possiamo vantare infatti, centri produttivi d’eccellenza come quelli di Rieti e Pisa con oltre 900 professionisti impegnati. Rieti inoltre è un vero e proprio “cavallo di battaglia” poiché rappresenta una delle più importanti realtà produttive biotech italiane, allo stabilimento laziale infatti, è destinato il grosso investimento di cui parlavamo a inizio articolo, che porterà la capacità produttiva a 4 milioni di litri di plasma l’anno entro il 2023.
In conclusione
Con questa nuova mossa, Takeda, (che già si posizionava tra le 10 migliori aziende farmaceutiche al mondo) realizza quella che rappresenta una vera e propria espansione settoriale, divenendo uno dei maggiori leader del mercato e su cui si può basare una forte speranza nelle ricerche mediche future. Un’integrazione del genere pertanto, porta sempre a benefici futuri, sia per l’azienda stessa che per i Paesi in cui essa è radicata.