Una nuova minaccia si staglia dinnanzi i mercati, già stressati da Covid-19 e guerra petrolifera: si tratta dello shadow banking (“sistema bancario ombra”), ovvero il complesso di mercati, istituzioni ed intermediari che erogano servizi bancari senza tuttavia essere soggetti alla relativa regolamentazione (fonte: Consob).
Citando l’articolo che trovate nel collegamento:
“Il primo rapporto della task force nel 2011 ha evidenziato come nel sistema operassero diverse tipologie di intermediari: fondi comuni monetari, società di private equity, hedge funds, società finanziarie specializzate, imprese di assicurazione e di riassicurazione, succursali e società controllate da istituzioni finanziarie e bancarie come gli SPV (special purpose vehicle) e i SIV (structured investment vehicle).”
Tale task force fu istituita nel dicembre 2010 dal Financial Stability Board con lo scopo di raccogliere statistiche ufficiali riguardo le attività di raccolta denaro in forma diversa rispetto le canoniche operazioni di deposito (e quindi non regolamentate come queste ultime) da parte delle società veicolo sopracitate (SPV, SIV) post fallimento Lehman Brothers.
Ad approfondire il tema del shadow banking è uno studio di Dbrs Morningstar dal titolo “Lo shadow banking pone sfide per i mercati finanziari globali nella crisi del coronavirus”. Ne riportiamo un grafico e gli estratti fondamentali:
“La disruption sui mercati finanziari globali ha riportato l’attenzione sul shadow banking e gli intermediari finanziari non bancari. Gli asset dello shadow banking rappresentano in questi anni [dati al 2018 n.d.r.] più di un terzo (51 mila miliardi $) degli asset globali (145 mila miliardi $) detenuti dalle organizzazioni finanziarie Sebbene gli asset del sistema ombra siano probabilmente cresciuti nel 2019, l’attuale contesto depone a favore di un calo nel 2020. Gli investitori potrebbero stupirsi di sapere che il loro investimento in un fondo a reddito fisso (fixed income) è parte del sistema bancario ombra. Questi fondi funzionano in maniera analoga alle banche nel fornire risorse al mercato ma permettono anche agli investitori di ritirare i loro soldi; se gli investitori ritirassero il loro denaro e il fondo dovesse vendere obbligazioni o altri asset per liquidare lo stesso investitore, allora il calo dei mercati può venire amplificato. È proprio ciò che sta accadendo ora, e quanto più ritirano gli investitori tanto più vendono i fondi. La discesa del valore delle attività in pancia ai fondi può esacerbare le preoccupazioni degli stessi investitori spingendoli a ritirare altro denaro. Inoltre, la suddivisione dei business nelle shadow banking è generalmente meno varia che nei gruppi bancari, perciò molte potrebbero avere meno risorse e capacità di gestire il deterioramento dei crediti in un contesto sotto stress. A differenza delle banche vere e proprie, le shadow banking poi generalmente non hanno accesso ai finanziamenti delle banche centrali”.
Riassumendo il tutto: come se non bastassero covid-19 e schermaglie arabo-russe, lo shadow banking rappresenta una pistola puntata contro i mercati globali. Non si conosce l’istante in cui vi sarà lo sparo né tanto meno se tale fatto dovesse avvenire, tuttavia in caso affermativo il comparto subirebbe gravi ferite.
Fonti: Consob, DBRS Morningstar-FSB, BusinessInsider