Articolo a cura di Simone Lolli
Non si conosce mai il valore dell’acqua finché il pozzo non si prosciuga.
In questo articolo saranno analizzati i vari aspetti che l’acqua (nominata nell’epoca moderna “ORO BLU”) ha sull’impatto della vita politica e sociale del pianeta, assumendo inoltre un valore finanziario. A causa di ciò, a livello globale, si sta richiedendo un Management ottimizzato sia per gli stati che per le aziende.
Come spiegato nel dizionario di Economia e Finanza “Treccani”, la SCARSITA’ è la condizione di una risorsa presente in quantità insufficiente, rispetto agli impieghi per cui è richiesta. L’acqua è apparentemente presente ovunque, coprendo circa il 70% del nostro pianeta, eppure quella dolce è estremamente scarsa, rappresentando solo il 3% dell’offerta mondiale.
Di tale importo, la stragrande maggioranza è bloccata nei ghiacciai o risiede in sacche sotterranee inaccessibili, mentre la rimanente parte accessibile non è uniformemente distribuita in tutto il pianeta.
Il consumo di acqua dolce accessibile è identificabile nelle seguenti percentuali:
Come ogni bene scarso, l’acqua è quindi molto preziosa e ricercato: le tensioni intorno alle risorse idriche stanno crescendo, a causa dell’aumento della popolazione e della crescita economica.
A ciò si deve aggiungere il problema del CAMBIAMENTO DELL’ACQUA come conseguenza del cambiamento climatico.
Alcuni degli impatti climatici peggiori si verificheranno proprio sulle risorse idriche, convertendosi in minor disponibilità di acqua e maggiore intensità di inondazioni e siccità:
questo sta già accadendo e sta aggravando la tensione sociale sull’accesso all’acqua.
L’acqua può essere detonatore, causa o bersaglio di alcuni conflitti.
Come spiega Peter Gleick (co-fondatore del Pacific Institute), c’è una lunga storia di conflitti intorno all’acqua, che risalgono a migliaia di anni fa. Si possono individuare 3 casistiche, che rappresentano le modalità attraverso le quali l’acqua è legata ai conflitti:
Con la riduzione delle risorse idriche e l’aumento della popolazione, questo tipo di conflitti cresce.
In passato ci
sono state anche molte dispute tra stati per il controllo delle risorse
idriche, questo perché quasi tutti i grandi fiumi attraversano almeno un
confine
(Tigri ed Eufrate attraversano Turchia, Siria, Iran ed Iraq; il Colorado bagna
Stati Uniti e Messico; il Nilo attraversa 10 nazioni).
E’ evidente che per l’acqua in futuro si combatteranno nuove guerre: serve quindi un’attenzione dei governi per l’accesso all’acqua ed ai fiumi, con un comune indirizzo politico che assicuri la manutenzione di condutture esistenti e la costruzione di nuove.
A monte di ciò è fondamentale uno studio dettagliato per determinare le necessità delle comunità, senza creare squilibri tra grandi consumi necessari alle aziende e bisogni quotidiani delle popolazioni locali.
Dal punto di vista giuridico, solo le Norme Internazionali possono regolare e stabilire dei paletti all’interno dei quali bisogna muoversi: per cercare di ridurre i rischi di tensioni, la comunità internazionale, con la convenzione di Ginevra del 1951, ha stabilito di proteggere i civili e le infrastrutture civili durante i conflitti (anche se non tutti i paesi la rispettano).
Dal punto di vista tecnologico, per rimediare alla scarsità di risorsa idrica, esistono più opzioni da mettere in atto. In primis ci si riferisce alla raccolta, trattazione e riutilizzazione delle acque reflue.
Oggi abbiamo un livello tecnologico che consente di farlo, pur richiedendo molta energia e notevoli costi. Risulta poi fondamentale avere un’ottimale gestione aziendale della risorsa idrica da parte dei grandi utilizzatori, come per le aziende dell’Agri-Business.
La privatizzazione
può avere forme diverse nei vari paesi e città, come Parigi e Barcellona.
Qui le compagnie private hanno contratti di concessione, offrendo servizi di
trattamento e distribuzione dell’acqua e guadagnando sul servizio offerto. Si tratta
di una privatizzazione parziale e non totale, nella quale ultima le compagnie
detengono la responsabilità pubblica dell’acqua gestendola dai ghiacciai fino
alla distribuzione.
Come sostiene Daniel Gallagher (ricercatore del Massachusetts Institute of Technology, “MIT”),
privatizzazione dell’acqua significa mercificazione della risorsa idrica, il che può comportare una situazione di pericolo sociale in relazione ai possibili RAZIONAMENTI posti in essere dagli stati in situazioni di scarsità idrica. È questo il caso del Cile, dove molti coltivatori fanno fatica a sopravvivere a causa del razionamento della risorsa idrica a cui sono sottoposti; ciò per la vicinanza di grandi piantagioni per l’export di avocado, che consumano l’80% dell’acqua disponibile sul territorio e per le quali il governo non ha posto un razionamento della risorsa (per motivi di interesse).
Viene favorito così il “LAND GRABBING”, ossia l’accaparramento delle terre da parte di stati o grosse multinazionali in luoghi vulnerabili.
Dal punto di vista aziendale è noto come negli investimenti in terre effettuati da grandi Imprese, l’asset principale ricercato non sia la terra, ma le risorse che vi si trovano. Tra queste vanno considerate quelle idriche, fondamentali per il mercato alimentare e per l’industria.
Uno studio, con la partecipazione del dipartimento di ingegneria del Politecnico di Milano, ha definito il valore dell’acqua di irrigazione su scala globale utilizzando un algoritmo per il quale sono stati presi in esame prospetti informativi di società finanziarie che spiegano come avvengono questi investimenti sulle risorse idriche.
Tali investimenti vengono fatti da società spesso quotate, quindi queste ultime diventano più appetibili per gli investitori. Posseggono infatti un asset fisico reale e di conseguenza il valore della società aumenta, così come aumenta il futuro ritorno per l’investitore.
Per la
criticità della disponibilità dell’acqua, il concetto di Water Risk sta
diventando sempre più importante. Le società che hanno interessi nell’Agri
Business o che sfruttano molto la risorsa idrica, per andare a mitigare il
Water Risk, devono dotarsi di sistemi di produzione manageriali e di controllo
che vadano a diminuire l’impatto della risorsa idrica dei propri sistemi
produttivi, mettendosi al riparo mediante la ridefinizione di quelli che sono le
loro strategie aziendali.
Quindi la fabbrica che si trova con scarsità di acqua deve ricorrere ad una
gestione ottimale per evitare di dover ridurre l’attività produttiva, con un
conseguenziale impatto negativo sui bilanci aziendali.
Tutto questo ha portato alcune multinazionali ad effettuare persino classifiche dei Manager più virtuosi ed a legare lo stipendio degli stessi alla loro capacità di mettere al riparo l’azienda dal “Water Risk”, in quanto fattore cruciale di redditività ed appetibilità sui mercati.
D’altra parte ci sono delle società finanziarie che hanno ingegnerizzato gli indici legati al prezzo dell’acqua potendo costruire un prodotto finanziario, anche derivato, legato a tale indice e quindi utilizzarlo per andare a coprire il rischio dell’attività dell’azienda, impattata dalla presenza di acqua.
I primi prodotti finanziari di questo tipo sono stati presentati all’inizio del 2019 sebbene attualmente siano poco presenti sul mercato e poco conosciuti.
La carenza di risorse idriche, secondo una nuova analisi dell’Università di Twente (Olanda) pubblicata sulla rivista Science, non solo è una delle sfide più pericolose che il mondo si trova ad affrontare, ma probabilmente è di gran lunga peggiore di quanto ci si aspettasse.
La nuova ricerca rivela che 500 milioni di persone vivono in luoghi dove il consumo annuo di acqua è doppio rispetto alla quantità che la pioggia riesce a reintegrare, un fatto che sta rapidamente portando al degrado irreversibile delle falde acquifere, rendendo vulnerabili intere comunità.
Come rappresentato sulla cartina, le zone particolarmente a rischio sono India e Cina, ma sono in pericolo anche la parte centro-occidentale degli Stati Uniti, l’Australia e perfino la città di Londra.
Una vera e propria emergenza si ha nello Yemen, dove l’acqua potrebbe esaurirsi nel giro di pochi anni, così come in Pakistan, Iran, Messico e Arabia Saudita.
Anche da una prospettiva economica, l’acqua è fondamentale.
Come ha dichiarato a Bloomberg, il fund manager di “Pictet”, Arnaud Bisschop:
“esiste una correlazione del 100% tra disponibilità di acqua e crescita del PIL. Se non c’è acqua, non c’è crescita.”
Ciò significa che ci vorranno miliardi di dollari, spesi per progetti di infrastrutture idriche in tutto il mondo nei prossimi decenni.
Negli Stati Uniti, le stime sono superiori a svariati trilioni di dollari necessari nei prossimi due decenni per migliorare le infrastrutture idriche in deterioramento.