Nella bozza della Legge di Bilancio è apparsa una nuova stangata per il settore auto italiano che già contribuisce a finanziare le casse pubbliche attraverso tasse dirette, accise sui carburanti ed Ecotassa. Si tratta di una tassa sulle auto aziendali; vediamola più in dettaglio.
L’imposta che dà il titolo al paragrafo colpirà tutti quei dipendenti che hanno in dotazione un’auto aziendale come “benefit” e lo sconto fiscale del 30% previsto attualmente per questi veicoli aumenterà al 60% per le auto con basse emissioni di CO2 e al 100% per le auto super inquinanti, rimanendo costante solo per veicoli di rappresentanti di commercio e agenti e per le auto ibride ed elettriche. In particolare la tassa non è rivolta a chi utilizza l’auto aziendale esclusivamente per lavoro ma coloro a cui il veicolo è concesso in uso promiscuo, cioè coloro che possono utilizzarlo sia per uso lavorativo che personale.
Una tassazione che, escludendo le vetture ibride ed elettriche, punterà così ad incentivarne l’uso, allo scopo di migliorare l’impronta ambientalista del Paese. L’Italia è infatti uno dei paesi UE con le tasse più basse per le auto aziendali e ciò sembrerebbe essere un incentivo ad utilizzarle per uso personale e a percorrere distanze più lunghe; l’idea di intervenire aumentando le tasse ed allineandole con l’imposizione media in Europa ha quindi proprio lo scopo di rinnovare il parco auto aziendale in un’ottica maggiormente green diminuendo conseguentemente le emissioni. Tuttavia questa stangata rischia di provocare un crollo delle immatricolazioni a lungo termine (prevalentemente scelte dalle aziende) con minori entrate per lo Stato e gli enti locali pari a 260 milioni e ricadute importanti sull’intero comparto automotive.
Secondo Simonpaolo Buongiardino – presidente di Federmotorizzazione Confcommercio – la tassa sulle auto aziendali porterebbe a un blocco del rinnovo parco auto circolanti e l’aumento sulle strade di veicoli obsoleti e inquinanti, poiché nessun lavoratore accetterebbe di farsi tassare per svolgere il proprio lavoro e opterebbe per l’utilizzo di un’auto propria addebitando i chilometri percorsi all’azienda (un auto di un privato viene cambiata ogni 7-8 anni, mentre solo ogni 3 per un auto aziendale).
La proposta della tassa sulle auto aziendali non sembra quindi funzionare e in molti propongono di sostituirla con il ripristino di un super-ammortamento per le auto a uso strumentale che produrrebbe più entrate tributarie e contribuirebbe maggiormente allo svecchiamento del parco auto e alla rapida immissione su strada di veicoli meno inquinanti. Nel 2016 e 2017, il super-ammortamento ha prodotto rispettivamente 34400 e 30200 immatricolazioni in più, solo considerando le vetture del noleggio a lungo termine portando nelle casse dello Stato 170 e 148 milioni di euro. Sarebbe dunque utile riproporlo per un Governo in cerca di nuove risorse economiche e interessato ad ambiente e sviluppo. Ma cosa farà davvero il governo giallorosso in materia automotive? Non ci resta che aspettare la nuova Legge di Bilancio.
Articolo a cura di Klizia Urelli