Coca Cola killer ambientale: causa la maggior parte dei rifiuti plastici

Introduzione

Secondo una valutazione del movimento Break Free From Plastic (di cui fanno parte più di mille e ottocento organizzazioni, tra le quali Zero Waste Europe e Greenpeace), Coca-Cola si conferma marchio più inquinante del pianeta per il secondo anno consecutivo. La più nota società di bibite gassate è infatti responsabile della maggior parte dei rifiuti in plastica prodotti nel mondo. Al fine di stabilire ciò, il movimento ha organizzato una pulizia di un giorno in cui 72 mila volontari aderenti hanno raccolto residui plastici lungo spiagge, strade e fiumi di 50 Paesi in sei continenti.

I dati raccolti

Durante la mastodontica operazione di pulizia (480 eventi) avvenuta in Settembre, i volontari hanno raccolto 11 mila elementi in plastica griffati Coca-cola, che si aggiudica il primo posto nella classifica delle multinazionali responsabili dell’inquinamento da plastica. Sugli altri due gradini del podio salgono Nestlé e PepsiCo, seguite da Mondelēz International – produttore di Oreo e Ritz – Unilever, Mars, P&G, Colgate-Palmolive, Phillip Morris e Perfetti Van Melle. Più del 50% della plastica raccolta era decomposta in maniera tale da rendere impossibile l’identificazione del produttore. Nello specifico, Coca-Cola è il primo produttore di rifiuti di plastica in Africa ed Europa, si aggiudica la medaglia d’argento in Asia e Sud America,  ed è solo quinto in Nord America. Nel paese a stelle e strisce, a produrre la quantità maggiore di rifiuti plastici è Nestlé, seguita a ruota da Solo Cup e Starbucks. Tutti i dati del brand audit sono contenuti nel rapporto “BRANDED Volume II: Identifying the World’s Top Corporate Plastic Polluters”.

Le prime dichiarazioni

“Questo rapporto fornisce ulteriori prove del fatto che le aziende devono urgentemente fare di più per affrontare la crisi dell’inquinamento da plastica che hanno creato. La loro continua dipendenza dagli imballaggi in plastica monouso si traduce nel produrre troppa plastica che finisce nell’ambiente. Riciclare non risolverà il problema. Le 1.800 organizzazioni aderenti all’iniziativa chiedono alle aziende di ridurre urgentemente la loro produzione di plastica monouso e di trovare soluzioni innovative che non creino inquinamento”

ha concluso Hernandez.

Greenpeace

 “Ricordiamo che proprio le stesse Coca Cola, Nestlè e Pepsi, solo pochi mesi fa, avevano affermato di voler intervenire sul problema e contribuire a ridurre la portata di questa emergenza. Eppure quel che concretamente queste aziende hanno fatto è stato affidarsi a tutta una serie di false soluzioni (come carta e bio-plastiche) che rischiano di generare ulteriori impatti a livello ambientale e che a noi sembrano più che altro specchietti per le allodole. Non c’è altra soluzione: bisogna ridurre subito la produzione di plastica usa e getta e le multinazionali devono impegnarsi molto di più per rimediare alla crisi dell’inquinamento da plastica che hanno creato la dipendenza di queste aziende dalla plastica, infatti, ha un impatto devastante sull’ambiente che non può essere contrastato semplicemente riciclando la plastica o affidandosi a materiali alternativi, ma piuttosto investendo in sistemi di consegna dei prodotti basati sul riuso e sulla ricarica e che soprattutto non prevedano il ricorso al packaging monouso”.

Afferma un portavoce di Greenpeace Italia, rincarando la dose.

La difesa di Coca Cola

Coca-Cola si difende affermando di effettuare sostanziosi investimenti per aumentare il riciclo di bottiglie e lattine, nonché per trovare idee per riutilizzare i rifiuti prodotti evitando che si disperdano nell’ambiente o vengano inceneriti, producendo inquinamento di tutto il pianeta. Tra le soluzioni presentate, Coca-Cola ha introdotto delle bottiglie confezionate con plastica recuperata dai mari e riciclata, e ha promesso di raccogliere e riciclare l’equivalente di ogni bottiglia venduta. Tuttavia, secondo le organizzazioni ambientaliste

“Queste strategie proteggono in gran parte il modello commerciale obsoleto che ha causato la crisi dell’inquinamento e non faranno nulla per impedire a questi marchi di essere nuovamente nominati i migliori inquinatori in futuro”.

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Published by
Alberto Girardello