Continuano i problemi per Libra, dopo i controlli dell’antitrust Europeo, arriva Telegram che batte sul tempo Facebook. L’app del servizio di messaggistica basato sul cloud, rivale di Whatsapp, è stata fondata nel 2013 da Pavel Durov, imprenditore russo emigrato dopo contrasti col governo. Nel 2018 contava 200 milioni di utenti attivi al mese, essendo diffuso in diversi Paesi in cui altri social network non sono accessibili.
Entro fine ottobre Telegram lancerà la sua criptovaluta che consentirà anche lo scambio di denaro in tutto il mondo. A rivelare i tempi al New York Times sono stati (in forma anonima perché hanno firmato accordi di non divulgazione) tre investitori che non hanno però fornito molti dettagli tecnici. Gram sarà una nuova valuta online: un modo per spostare denaro in qualsiasi parte del mondo e acquistare o vendere altri beni. Telegram sta inoltre pianificando di rendere disponibili portafogli digitali Gram ai milioni di utenti globali dell’applicazione di messaggistica.
Le intenzioni di Telegram erano evidenti da marzo 2018 quando la società aveva lanciato una Ico (Initial Coin offering) raccogliendo 1,7 miliardi di dollari che sono andati a finire nella Telegram Open Network blockchain. E la scadenza del 31 ottobre per il lancio di Gram è compatibile con il fatto che oltre quella data; senza aver trasformato quei soldi in un progetto reale, la società dovrebbe restituire il finanziamento agli investitori.
Il funzionamento dovrebbe essere simile a quello dei bitcoin, con un valore legato al flusso degli scambi. Diverso dunque da Libra, definita una “stablecoin”, il cui valore è agganciato a beni reali. L’idea è di rendere disponibile la valuta digitale prima agli investitori del progetto e poi estendere il portafoglio elettronico a tutti suoi utenti.
A differenza di Facebook, che ha reso pubblici i suoi piani di moneta digitale prima del lancio ufficiale previsto nel 2020, Telegram si è mossa in segreto forse per non destare troppe domande delle autorità preoccupate che monete del genere finiscano, al pari dei Bitcoin, per essere strumento di traffici di denaro, droga o cybercrime. L’app Telegram è considerata la migliore alternativa a WhatsApp in termini di sicurezza, però spesso è usata dai dissidenti politici e purtroppo anche dai terroristi. Proprio questa segretezza, applicata allo scambio di denaro, potrebbe essere un campanello d’allarme per le autorità mondiali che tengono le criptovalute nel mirino per traffici illeciti di denaro.