L’elettrificazione del settore dell’automotive sta definendo un radicale cambiamento nel mondo dei motori. Questo processo deriva dalle restrizioni imposte dagli Stati membri dell’Unione Europea e da una maggiore salvaguardia dei livelli di inquinamento.
Secondo lo studio “Alixpartners”, questo cambiamento comporterà per le case automobilistiche un decremento del fatturato di circa 60 miliardi di dollari fino al 2023, a fronte di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, pari a 300 miliardi di dollari. Si tratterebbe però di una fase transitoria.
Considerando il primo trimestre del 2019, si è verificata una netta crescita delle vendite di auto elettriche dell’88%. L’implementazione di questi veicoli, passa anche dalla vendita delle auto ibride, le quali sono molto richieste a causa dei prezzi elevati dell’elettrico stesso. In termini percentuali, questo è dimostrato da una crescente richiesta delle auto ibride, in rialzo a giugno del 18,3%. La rivoluzione delle auto, che sta attraversando l’Italia e l’Europa, ha ancora uno scarso impatto. Da un punto di vista globale, rappresentano in media, solo il 2% di tutte le nuove auto immatricolate. Spesso, sono i governi nazionali che non ne facilitano lo sviluppo. Se si pensasse allo scarso numero di colonnine presenti sul territorio o agli scarsi incentivi economici disponibili per acquistare nuove auto elettriche. La nazione che sta effettuando maggiori investimenti è la Norvegia, dove nel 2019, l’auto elettrica rappresenta il 50% delle vendite, questo significa che un auto su due che viene immatricolata è elettrica.
Gli altri Stati dovrebbero ispirarsi alle politiche economiche e innovative della paese della penisola scandinava, specie l’Italia, che attraverso il suo territorio potrebbe trarre molti vantaggi soprattutto nella produzione di energia rinnovabile. Nonostante una prima fase in cui i fatturati delle multinazionali potrebbero subire delle flessioni, questa rivoluzione è doverosa e necessaria a fronte di un inquinamento ormai fuori controllo.