Tesla ha tagliato il traguardo a cui aveva promesso di arrivare entro la fine dell’anno scorso: da tre mesi la nota casa di auto elettriche produce settimanalmente cinquemila Model 3, il modello “cheap” della gamma (35.000 euro) in produzione dal luglio 2017. L’azienda californiana è ancora fortemente legata alla realtà di piccolo distributore, se si pensa che le case automobilistiche indirizzate a tutti gli effetti a una produzione di massa, arrivano a sfornare 10 milioni di auto l’anno, ovvero poco meno di 200 mila unità a settimana.
Ma la strada intrapresa potrebbe finalmente essere quella giusta: tra aprile e giugno 2018 l’azienda ha venduto oltre 40.000 vetture di cui quasi la metà sono Model 3, più accessibili rispetto al suv “Model x” da 98.300 dollari e alla berlina “Model s” acquistabile per 72.600.
Rispetto al secondo trimestre dell’anno scorso Tesla ha ricavato il 43% in più, con entrate di 4 miliardi di dollari, pur rimanendo comunque in negativo per 717 milioni, che equivalgono al doppio delle perdite del 2017 nello stesso periodo. La liquidità del gruppo rimane, a giugno, di 2,2 milioni di dollari, due volte la soglia minima considerata necessaria dagli analisti.
Nonostante il risultato di esercizio negativo, causato dal recente aumento della produzione di cui solo adesso si cominciano a cogliere i frutti, il titolo ha registrato un +5.96% nei primi giorni di agosto: forte segnale di fiducia al CEO manifestato da parte degli investitori e confermato dal CDA, il quale ha riflettuto a lungo se il potere concentrato nella figura di Elon Musk (da presidente e amministratore delegato) fosse eccessivo, ma ha concluso che “il successo della compagnia non sarebbe possibile” sotto la guida di un altro dirigente.
Ed infatti i risultati in termini di produzione hanno lentamente iniziato a essere percepiti: il totale delle auto che hanno visto la luce nel secondo quadrimestre del 2018 ammontano a 53.000, il 65% in più rispetto alle 34.000 uscite dalle fabbriche nel primo quadrimestre e più del doppio di quelle prodotte nello stesso periodo del 2017 (25.000 autovetture). Per la fine di agosto si arriverà a un regime di 6 mila Model 3 a settimana, raggiungendo un aumento dei profitti generati dalla vendita di quest’ultima pari a +20% nell’ultimo periodo dell’anno.
L’obiettivo di Musk è di raggiungere il milione di auto elettriche nel 2020 arrivando ad ampliare la capacità produttiva, il vero punto debole dell’azienda insieme alle problematiche relative agli incidenti causati dal sistema di guida autonoma che spaventano la potenziale clientela.
Un ulteriore segnale della strategia di espansione messa in atto da Tesla è dato dall’annuncio dell’apertura di una fabbrica in Europa che avrà l’obiettivo di contrastare il mercato automobilistico tedesco e solidificare le vendite oltreoceano: di fatto solo recentemente i produttori di autovetture europei hanno iniziato a investire sulla propulsione elettrica, ed è per questo che Tesla deve sfruttare il netto vantaggio tecnologico, paragonabile nel mondo solo a quello di Toyota.
È già presente uno stabilimento sul territorio europeo, ma costituisce solamente un punto di appoggio per l’assemblaggio delle automobili: la nuova Giga-factory, che sorgerà in Germania o nei Paesi Bassi, si occuperà della produzione vera e propria di autovetture e batterie, andando quindi anch’essa ad incidere sul numero di veicoli vendibili.
Articolo a cura di Alessandro Parroco.