Yachts Ferretti: cinquant’anni di storia

Ferretti Yachts 50

Ferretti Yachts il mese scorso ha spento cinquanta candeline. E lo ha fatto in gran stile. Eventi, spettacoli, sfilate di lussuosi panfili, hanno “invaso” per tre giorni, dal 22 al 24 giugno, Venezia e i suoi canali. Più di 400 sono stati gli invitati alla cerimonia, tra cui l’on. Maria Elena Boschi e Bruno Vespa.

Un gruppo dalla diffusione globale

La società, fondata ad Ancona nel 1968 dai fratelli Alessandro e Norberto Ferretti, è uno dei più importanti e redditizi cantieri navali, non solo a livello nazionale. La potenza dei marchi che detiene è un punto a suo favore nella diffusione globale: da diversi anni ormai rientra nel “Superyacht Global Order Book”, Sacro Graal nel mondo della nautica, detenendo il secondo posto di un podio tutto italiano (primo è il “Gruppo Azimut-Benetti”, terzo il ligure “Sanlorenzo”).

Nonostante i 15 siti di produzione si trovino quasi esclusivamente sul territorio italiano (solo uno è dislocato all’estero, presso Miami), il gruppo è presente negli Stati Uniti e in Asia attraverso le società Ferretti Group America e Ferretti Group Asia Pacific Ltd e distribuisce imbarcazioni in più di ottanta paesi. Dai cantieri dell’azienda marchigiana provengono il Custom Line 124 di 37 metri, acquistato da Pier Silvio Berlusconi per la cifra di 18 milioni di euro e lo spettacolare mega-yacht “Chopi Chopi” (80 metri) commissionato dall’imprenditore libanese Taha Mikati per 80 milioni.

Crisi e ripresa

Il Gruppo Ferretti è una holding proprietaria di 7 marchi commerciali (Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Crn, Custom Line, Mochi Craft, Itama) specializzati in progettazione e distribuzione di esclusive imbarcazioni da diporto dai 10 agli 85 metri di lunghezza. La rapida crescita sul mercato a partire da poco dopo l’avvio ha consentito alla società di essere quotata a Piazza Affari per 3 anni all’inizio del nuovo millennio.

Poi, con la crisi, la battuta di arresto. Nel 2012, “Weichai Power”, società che si occupa di ricerca e sviluppo di motori diesel controllata dallo stato cinese, ha rilevato il 58% del gruppo, su cui all’epoca gravava un debito di oltre 600 milioni di euro. Solo dopo quattro anni la crisi è stata superata e la compagnia ha riportato un bilancio positivo, grazie alle capacità del CEO Alberto Galassi, alla presidenza cinese rappresentata da Tan Xuguang, ma anche all’ingresso di Piero Ferrari, figlio di Enzo, che ora ne detiene il 13% attraverso la propria holding. Per la prima volta dal 2008 il gruppo è tornato in positivo solo nel 2016, registrando un valore della produzione pari a 563 milioni, vale a dire +36% rispetto all’anno precedente (415 milioni) e un ebitda di 53 milioni.

Ma è il 2017 che Galassi ricorda come “l’anno dei record”, chiuso con 159 imbarcazioni realizzate, per un margine netto di 24 milioni di euro (71% in più del 2015), una produzione pari a 623 milioni (+25%) e margine operativo lordo di 59 milioni. Il valore della produzione che la dirigenza si aspetta per la fine dell’anno in corso gravita intorno ai 704 milioni.

Progetti per il futuro

Il CEO del gruppo ha annunciato che sono previsti sostanziosi investimenti: 25 milioni di euro saranno destinati in ricerca, mentre altri 21,4 milioni avranno lo scopo di migliorare la capacità della produzione. Il piano investimenti 2018-2020 di Ferretti prevede inoltre “assunzioni per 80 giovani in tutti i siti produttivi, dislocati fra Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Marche”. Per il prossimo salone nautico di Cannes, che si svolgerà durante la prima metà di settembre, il gruppo conta di presentare 5 nuovi yacht in anteprima, a dimostrazione del “periodo di vitalità e grande dinamismo” che sta manifestando.

Articolo a cura di Alessandro Parroco.