Si è svolta dal 15 al 18 Marzo a nel capoluogo meneghino la prima edizione della Milano Digital Week, quattro giorni, più di 400 eventi (consultabili sul sito) sparsi su tutta la città per cercare di capire come il digitale sta cambiando e cambierà la nostra vita, il nostro lavoro e la nostra salute.
Milano è un palcoscenico mondiale: i ragazzi vengono a studiare e restano a lavorare; 9 milioni di turisti nel 2017 grazie ad un’offerta culturale, artistica, enogastronomica, sportiva vastissima; gli imprenditori vengono anche dall’estero a fare impresa.
Privati, aziende, enti pubblici, scuole ed università, ospedali e tante associazioni si sono uniti ed hanno lavorato a in simbiosi per fornire tanti spunti di riflessione a tutti gli interessati accorsi per assistere alle conferenze, mostre, workshop e attività di vario genere quasi tutti gratuiti.
Il fulcro della manifestazione è stato BASE Milano, in via Bergognone 34, nata in un ex fabbrica poi acquisita dal comune di Milano per farci uno spazio per attività culturali, e poi assegnata in seguito ad un bando ad un’impresa sociale con il sostegno di Fondazione Cariplo; dove tra tutti gli esenti si è svolto anche il WIRED HEALTH, una conferenza nella quale si è parlato del rapporto tra tecnologia , innovazione e medicina, in tutte le sfumature dalle tecniche più sofisticate di diagnostica (ecografie, test genetici), all’evoluzione delle terapie sempre più mirate e personalizzate (si può parlare di vera e propria medicina personalizzata ad personam).
Un particolare focus è stato dedicato alle malattie neurodegenerative una fra tutte l’Alzheimer: la speranza di vita nel corso del tempo è aumentato, e col perfezionamento delle tecniche medicali salirà sempre di più, ma ciò comporta anche una quantità di persone in età non lavorativa e come spesso funziona anche con una autonomia limitata o addirittura inesistenze, chi farà fronte alla loro sussistenza? Questa è una delle sfide più importante da affrontare nei prossimi decenni.
Un altro tema molto interessante è l’uso che si può fare dei Big Data in ambito medicale; in rete condividiamo ormai qualsivoglia d’informazione anche di tipo sanitario. Ci sono tante aziende che cominciano a usare dati sensibili come per esempio i dati di popolazioni ultracentenari (l’Italia è la seconda nazione per longevità dopo il Giappone) per scopi scientifici e economici, cercando di trovare modi per analizzare tali info.
Anche l’ospedale come edificio cambierà forma nel prossimo futuro per venire in contro alle nostre esigenze: è ormai arcaica l’idea di un ospedale formato da pazienti, infermieri, biologi e medici; l’ospedale del futuro sarà un punto di unione tra quest’ultimi e gli specialisti della tecnologia cioè ingegneri, informatici, biotecnologi, biogenitisti ma anche design, architetti specializzati nel settore, tutti uniti per far fronte alle sfide della medicina.