Microsoft Project Natick: i data center nell’oceano
Una delle azienda più importanti a livello mondiale, la Microsoft Corporation, ha dato il via ad un progetto chiamato Project Natick. Il progetto è finora diviso in due fasi: Phase 1 e Phase 2. La prima fase è iniziata nel 2013 quando Sean James, un dipendente Microsoft che lavorava su un sottomarino della Marina statunitense, ha presentato un documento ThinkWeek. L’idea è quella di posizionare computer o anche interi data center nell’acqua. Così, nel 2014 nasce Project Natick.
Nella giornata di oggi, 9 giugno 2018, Microsoft ha avviato la Phase 2 del progetto. Quest’ultima consiste nello studiare e comprendere i reali vantaggi e le probabili conseguenze che possono derivare dal posizionamento dei data center nei fondali dell’oceano.
Cosa troverai in questo articolo:
Project Natick: un flashback sulla Phase 1
Facciamo una piccolo cronistoria della prima fase del progetto, prima di entrare nel dettaglio con la Phase 2. Era il febbraio 2013 quando Norm Whitaker lesse il documento di Sean James. L’idea piacque a Whitaker, che diede il via alla ricerca per rendere trasformare quell’idea in realtà. Arriviamo così ad agosto 2014, la sede Microsoft di Redmond ospita la riunione che inaugura il Project Natick. Esattamente un anno dopo, agosto 2015, si ha un primo passo: viene “battezzata” la Leona Philpot, ovvero l’involucro che ha al suo interno il data center.
Durante i successivi 4 mesi, il data center e l’intero sistema Leona Philpot sono stati tenuti sotto controllo con un’intensa analisi dei dati eseguita dai team di ricerca. Nel dicembre 2015, il Leona Philpot termina il suo lavoro e viene riportato a Redmond per l’analisi e il refitting.
Project Natick: inizia la Phase 2
L’inizio della seconda fase vede la luce nel fantastico paesaggio delle isole Orcadi, un arcipelago delle Isole del Nord della Scozia, nel Regno Unito. La scelta del posto non è causale, in quanto è sede del Centro europeo per l’energia marina. Quello che si può osservare nella foto soprastante è una sorta di serbatoio, che ha le dimensioni di un container, il quale contiene una serie di server racks, ovvero degli “scaffali” dove sono posizionati dei server. Questo esperimento si avvicina di più a quello che potrebbe essere il vantaggio offerto dal progetto di Microsoft.
Ben Cutler, membro di Microsoft Research, ha detto che vicino agli oceani esistono tantissimi centri abitati e, di conseguenza, sono presenti anche delle fonti di energia per i data center. Tra tutte, Cutler punta ai parchi eolici offshore. Inoltre, grazie all’immersione in acqua ed alla temperatura della stessa, si andrebbe a ridurre drasticamente il problema del raffreddamento dei dispositivi elettronici utilizzati per i data center. Inoltre, Ben Cutler ha aggiunto:
In Microsoft, abbiamo speso un’enorme quantità di energia, tempo e denaro nel cloud. Siamo sempre alla ricerca di nuovi modi per innovare. E questa idea è sorta in origine con uno dei nostri dipendenti che lavorava su un sottomarino della Marina degli Stati Uniti e sapeva qualcosa su questa tecnologia, così abbiamo pensato che potesse essere applicato ai data center.