Skills digitali: gap formativo tra gli studenti italiani

Cosa cerca un’azienda nel momento in cui deve assumere nell’era della quarta rivoluzione industriale? È una domanda che probabilmente accomuna qualsiasi giovane neolaureato che oggi si accinge alla ricerca di un lavoro in azienda. Preparazione teorica, flessibilità, spirito di gruppo sono senza dubbio le migliori soft skills che ogni candidato possa vantare. Oltre a queste però, è sicuramente auspicabile possedere anche un bagaglio di competenze digitali e imprenditoriali che stanno acquisendo sempre più importanza nell’industria 4.0.

Eppure, una ricerca svolta da University2Business in collaborazione con Enel Foundation descrive l’Italia come un paese in preda ad un gap di competenze, non ancora adeguato al cambiamento e lento nel recepire la nuova cultura del digitale che rappresenta il maggior driver di sviluppo delle imprese di oggi.

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I dati

Su 2.160 studenti intervistati, il 60% non ha mai sentito parlare di temi emergenti come tecnologia Blockchain o di Internet of Things e solo il 30% ha conoscenze teoriche inerenti a mobile advertising, cloud, fatturazione elettronica e big data. Soltanto uno studente su cinque ha intrapreso la gestione di progetti digitali come blog, social network e siti di e-commerce. A confermare questi dati preoccupanti anche tre responsabili delle risorse umane su quattro che manifestano difficoltà nell’individuare laureati con competenze digitali adeguate.

Il perché di tale gap e di questa scarsa presa di coscienza circa l’impatto positivo del digitale sulla cultura aziendale si è cercato all’interno della struttura universitaria: su 4200 corsi di laurea solo 2140 sono dedicati a temi digital e solo nei corsi a indirizzo economico si studiano temi legati all’imprenditoria. Inoltre, si è riscontrato come l’università italiana non riesca a trattenere i ricercatori negli atenei dal momento che questi vengono assorbiti dal mercato e non si è più in grado quindi di formare figure a sufficienza: il numero di giovani che arrivano ad acquisire competenze tecnologiche non è ancora sufficiente.

Altro tassello che va ad inserirsi in questo contesto è il fatto che anche fra i piccoli imprenditori e nella pubblica amministrazione esiste ancora una scarsa consapevolezza dell’importanza di queste competenze.

Contromisure

Di questa problematica di sviluppo si discute ormai sempre più spesso in sedi istituzionali come si è fatto all’Università Bicocca di Milano durante un convegno cui hanno preso parte le maggiori associazioni italiane dell’Information and Communication Technology quali Aica, Assintel, Anitec-Assinform e Assinter Italia.

Si è constatato quanto sia necessario un lavoro di squadra tra Istituzioni, Università e Imprese. Occorre mettere in atto azioni mirate a colmare il gap formativo, ad adeguare la formazione scolastica e universitaria alle nuove figure professionali richieste nel mondo del lavoro (tra le più ricercate risultano oggi essere il Data Scientist, il Cyber Security Expert e il Big Data Analyst).

È necessario soprattutto agire all’origine del problema supportando al meglio l’orientamento dei giovani nella scelta degli studi universitari: ciò potrebbe smorzare il forte squilibrio tra domanda (elevata) e offerta (bassa) di competenze digitali. E ovviamente, in concomitanza a ciò, le imprese dovrebbero destinare più investimenti alla formazione digital e imprenditoriale.