Tecnologia

Perché l’Antitrust europeo ha multato Google?

Col termine Antitrust si indica l’insieme di norme giuridiche a tutela della libera concorrenza di mercato. L’obiettivo delle Autorità Antitrust è assicurare che in ogni settore di mercato la competizione tra imprese non venga ristretta o falsata, a svantaggio dei consumatori.

Ma cosa ha a che fare l’Antitrust con il colosso americano Google?

Nel giugno 2017, l’Antitrust europeo ha multato Google per 2,4 miliardi di euro, la multa più alta mai inflitta dalla Commissione Europea per casi simili. L’accusa è di abuso di posizione dominante nel mercato dello shopping comparativo online. È bene precisare che ricoprire una posizione dominante non è di per sé illegale; le norme UE lo consentono solo a patto che chi la detiene non ne abusi e consenta alle altre imprese di concorrere alla pari. Google avrebbe quindi sfruttato il proprio ruolo di leader per fare affari nel servizio di comparazione degli acquisti, quel servizio che permette di confrontare online prodotti e prezzi disponibili su differenti siti.

Per capire meglio il senso delle accuse mosse a Google bisogna fare una premessa: sul web, l’utente, ha due possibilità per effettuare le sue ricerche. Esistono infatti motori di ricerca orizzontali (Google, Bing, Yahoo) dove si effettuano ricerche di solito più generiche al fine di visualizzare un elenco più completo di pagine web e motori di ricerca verticali (Amazon, eBay, Booking.com, TripAdvisor, Yelp) che rispondono a ricerche più specifiche da parte dell’utente (shopping, viaggi, informazioni locali). Così, anche Google, consapevole della crescente concorrenza da parte dei motori verticali, ha aperto i propri come Google Shopping, Google Maps, Google Flights e Google Scholar. Ma non si è limitata a ciò. Infatti, tra le principali accuse al colosso americano vi sono le seguenti:

  • Distorsione della ricerca: avrebbe offuscato la visibilità dei concorrenti verticali (Amazon, eBay) declassandoli nelle pagine successive alla prima, quella su cui in genere il consumatore termina la sua ricerca (i regolatori europei hanno dimostrato che gli utenti cliccano per il 95% sui risultati della prima pagina). Nella fattispecie, avrebbe modificato il suo algoritmo, promuovendo nella prima pagina i suoi servizi comparativi (Google Shopping) e negando così ai consumatori europei una scelta completa e imparziale.
  • “Scraping”: avrebbe illegittimamente copiato informazioni (per esempio, i feedback degli utenti sui ristoranti, hotel, viaggi) dai siti verticali dei concorrenti (TripAdvisor, Yelp) senza alcuna autorizzazione, e utilizzato tali informazioni per i propri siti verticali (Google Travels).

Google si è sempre difesa, sostenendo che gli utenti, ormai sempre più spesso, non usano più il suo motore di ricerca orizzontale, effettuando gran parte delle ricerche direttamente su siti dedicati allo shopping come Amazon e eBay. Complice di ciò, lo sviluppo delle app mobili: secondo Google, negli USA e nell’UE ogni 8 minuti passati sulla navigazione con uno smartphone, 7 vengono spesi per le app di ricerca verticale dei vari operatori. Inoltre, afferma che, la ricerca orizzontale offerta, riconducendo l’utente alle pagine web verticali dei concorrenti, ha generato loro benefici: negli ultimi quattro anni, Yelp ha alzato le sue entrate del 350%, TripAdvisor ha raddoppiato i suoi ricavi e Expedia li ha aumentati del 67%.

L’UE non ha ancora finito di indagare su Google: altre indagini riguardano AdSense (il sistema che utilizza Google per vendere le pubblicità online) e Android (il sistema operativo per smartphone e tablet) probabilmente usato da Google per favorire i suoi servizi a scapito della concorrenza, obbligando i produttori a installarle per potere avere il sistema operativo.

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Published by
Chiara Maggio